Secondo l’accusa i lavori effettuati negli anni ’90 ne avrebbero comportato il cambio
di destinazione d’uso
Alassio - Gli uomini dei carabinieri forestali hanno provveduto oggi a sequestrare la palazzina adiacente all’ex hotel Al Sole che, fino a due anni fa, veniva utilizzata come affittacamere dai genitori dell’ex vicesindaco Monica Zioni. Secondo l’accusa quella struttura, nei fatti, si sarebbe trasformata in un hotel in seguito a dei lavori effettuati negli anni ’90 e per questo il progetto presentato di recente in Comune per realizzare degli alloggi costituirebbe un abuso edilizio.
La notizia è trapelata nel pomeriggio, trasformando in un fatto di cronaca quello che negli ultimi mesi era stato un caso politico. Quella palazzina e l’albergo Al Sole erano infatti finiti nel ciclone quando il consigliere di minoranza Angelo Galtieri, lo scorso marzo, aveva accusato l’allora vicesindaco di aver fatto passare sottotraccia (con una semplice Scia e senza portare la pratica in consiglio comunale) il “passaggio” di quella palazzina da hotel ad affittacamere, riuscendo così a venderla per la trasformazione in alloggi senza pagare oneri. Una critica dalla quale Zioni si era difesa con veemenza, spiegando che a differenza delle altre due strutture (l’albergo e la sua dependance), quello stabile era sempre stato un affittacamere e (a differenza di quanto affermava Galtieri) non aveva mai avuto una licenza alberghiera.
Da quella denuncia, che Galtieri e l’ex consigliere comunale Massimo
Parodi avevano presentato in Procura, ha preso il via l’indagine che ha
portato oggi al sequestro. L’accusa dei carabinieri forestali e però è
un po’ diversa. Appurato che quell’edificio era in effetti stato
costruito negli anni ’60 con licenza di civile abitazione (cosa che
renderebbe leciti i progetti presentati di recente per la creazione
degli alloggi), secondo gli uomini dell’Arma i lavori di
riammodernamento fatti nel 1996 dai genitori di Zioni, riguardanti
camere e bagni, avrebbero comportato di fatto un cambio di destinazione
d’uso, da abitativo ad alberghiero. Alla luce di quel cambio la
procedura che ha portato alla “ritrasformazione” in alloggi (con una
semplice Scia e senza ulteriori documenti autorizzativi né oneri)
costituirebbe un abuso edilizio (ritornando così all’accusa originaria
di Galtieri).
Zioni però non concorda e spiega: “I lavori furono fatti grazie all’articolo 26 della legge regionale 47/1985, che non poteva portare ad alcun cambio di destinazione d’uso”. L’articolo in questione recita testualmente: “Non
sono soggette a concessione né ad autorizzazione le opere interne alle
costruzioni che […] non modifichino la destinazione d’uso delle
costruzioni e delle singole unità immobiliari”. La Forestale
probabilmente interpreta dunque la norma in modo diverso dalla famiglia
Zioni: se per quest’ultima l’articolo per la sua stessa
formulazione esclude che le opere interne potessero portare al cambio di
destinazione d’uso, nell’interpretazione opposta il fatto di avvalersi
dell’articolo 26 non rendeva automatica questa “garanzia” (si limitava a
snellire le procedure per le opere meno invasive).
Due prospettive diverse, ma Zioni si dice serena: “L’articolo 26 non
può portare ad un cambio di destinazione d’uso. Il cambio si può fare
solo in due modi: o con un condono (che la mia famiglia non ha mai
fatto) o con un titolo edilizio. E l’unico rilasciato, a mio padre nel
1962, è per civile abitazione: non ne esistono di successivi”. La
palazzina, insomma, sarebbe sempre stata un affittacamere, e la procedura secondo l’ex vicesindaco sarebbe dunque perfettamente legale.
“E a confortarmi su questo, oltre al parere di diversi legali, c’è il
fatto che gli stessi uffici comunali in questi mesi hanno vagliato i
vari progetti presentati dalla nuova proprietà senza riscontrare alcuna
irregolarità”.
Quella palazzina, infatti, alla morte del padre di Zioni è stata venduta
a un privato che ha deciso di ricavarne degli alloggi, con un progetto
di recupero del sottotetto e frazionamento. “Io sono rimasta coinvolta in questa storia solo perché il primissimo progetto, elaborato già dagli acquirenti ma quando ancora la compravendita non era stata completata, era firmato da mia madre in quanto ancora proprietaria
– chiarisce Zioni – di tutti i passaggi successivi non so nulla, ma so
per certo che ogni progetto è stato condiviso dagli uffici”. Per ora,
però, in attesa di sciogliere l’ingarbugliata matassa, l’immobile è
sotto sequestro.
Da www.Ivg.it del 31 Agosto 2017
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