martedì 25 giugno 2019

Alassio - L'ammiraglio Pettorino comandante delle Capitanerie di Porto in visita ad Alassio. Quando la politica "eleva" la cultura dei suoi rappresentanti e li laurea "honoris causa". Capitaneria: l’ammiraglio Pettorino in visita ad Andora, Laigueglia, Loano e Alassio

Incontro con i sindaci e gli uomini della Guardia costiera.

La nota di Alassio Futura:

"E' curioso come la politica sembri avere un taumaturgico potere, quello di elevare gli animi, a volte ma di rado le coscienze, ma soprattutto il grado e il livello sociale, culturale e di carica rivestita. Il merito è tutto del noto giornalista de "La Stampa", il rampante e autorevole Giò Barbera. 

L'ultimo esempio è dato dall'articolo pubblicato su La Stampa di ieri 24 giugno 2019 qui sotto riportato, in cui in un eccesso di affettuoso "riguardo", lo stesso professionista della penna ammanta il vice-sindaco Angelo Galtieri, del titolo di "Dott." in una non meglio specificata specialità di Laurea, ma forse questo riguarda anche qualche altro primo cittadino. 

Peraltro la cosa non è nuova, abbiamo già visto nella precedente amministrazione guidata dall'ex sindaco Enzo Canepa, fortunatamente per lui e per noi "ex", consiglieri / e comunali con delega assurti / e al ruolo di "assessore", anzichè di consigliere con " delega a ... " grazie alla leggerezza, ma si sa siamo in tempo di vacanza e tali forse bisogna essere, confondendo ruoli e responsabilità tipicamente diversi sia in politica sia nella vita sociale quotidiana.

Ma ciò che più ci interroga, noi poveri e comuni mortali, è se per incontrare pubblicamente un altissimo rappresentante istituzionale come un Ammiraglio della Marina Italiana, un comune cittadino assurto suo malgrado al ruolo di vice-sindaco "reggente", non possa farlo nella veste culturale e di studi svolti che gli appartiene, quasi che l'essere un "normale cittadino" con il Diploma di scuola media inferiore ad esempio, ne possa inficiare le qualità personali, etico - morali o la credibilità dei contenuti da questo espressi... ."

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Spiegazione dell'art. 498 Codice penale

L'articolo in questione tutela la pubblica fede, la quale può essere tratta in inganno da false apparenze determinate, tra l'altro, dall'abito indossato, anche se non del tutto conforme alla funzione cui si riferisce.
Data la clausola di sussidiarietà, vengono qui in rilievo tutte le condotte non sussumibili sotto l'articolo 497 ter, in cui oggetto materiale del reato sono segni distintivi, e non divise o segni distintivi di pubblici uffici non facenti parte dei corpi di polizia.

La norma considera due distinte ipotesi delittuose; mentre quella di usurpazione di titolo di cui al primo comma richiede per la sua punibilità la pubblicità, in quanto tutela la pubblica fede che può essere tratta in inganno da false apparenze determinate da comportamenti esternati in pubblico, per l'ipotesi di cui al comma due non è necessario l'estremo della pubblicità del comportamento, in quanto l'arrogarsi si riferisce essenzialmente al fatto di attribuirsi indebitamente o illegalmente titoli od onori.

Trattasi di reato eventualmente permanente, e dunque, perdurando nel tempo l'attività criminosa, non si pongono in essere più delitti.

Il reato di usurpazione di funzioni pubbliche (art. 347) e di usurpazione di titoli ed onori tutelano rispettivamente la pubblica amministrazione e la fede pubblica.

Ad integrare il primo è necessario l'esercizio della pubblica funzione; ad integrare il secondo l'attribuzione da parte del soggetto di una qualità che non possiede. Poichè l'usurpazione del titolo non è da considerarsi come elemento costitutivo o presupposto del reato di cui all'articolo 347 c.p., è possibile il concorso tra i due reati.

 

 

   

 

 

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