Roma, 18 dic (Velino) - “Non ho ancora ricevuto la confezione di Valium. Accetto volentieri il dono natalizio di Fini e ne faccio tesoro. Però ho una raccomandazione per il Presidente della Camera: ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene ma non bisogna esagerare. E lui ultimamente ha fatto parecchio uso di 'rosso', e non gli ha fatto bene...". Così Vittorio Feltri commenta la notizia del regalo inviato dal Presidente della Camera Gianfranco Fini. Un regalo accompagnato dal messaggio: “Egregio direttore, per festività 'serene' senza ossessioni e allucinazioni. Firmato Gianfranco Fini'”. Feltri annuncia che ricambierà il pensiero regalandogli vino bianco “perché il rosso - ribadisce - gli annebbia le idee” e perché “è bene che si dia una sbiancata”. Il direttore del “Giornale”, nel suo stile urticante, rilancia la polemica con presidente della Camera. “Avere un Fini che rema contro - scrive oggi Feltri - non è più una risorsa per il Pdl, ma un problema. Da risolvere in fretta”. L’intervento odierno di Feltri trae spunto da una lettera del deputato Pdl Amedeo Laboccetta, un ex An spesso etichettato come finiano, il quale assicura al direttore del “Giornale” che il presidente della Camera è "uno che non tradisce". Un appello che non pare smuovere Feltri dalle sue convinzioni.
A favore di Fini interviene anche il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, secondo il quale il presidente della Camera “ha sempre posto problemi politici non di percentuale o di persone". Mercoledì La Russa ha partecipato al pranzo con gli ex “colonnelli” di An ospitato da Fini alla Camera. Una riunione accompagnata da illazioni e sospetti sui reali piani dell’ex leader di An. Il quale secondo quanto filtrato sui giornali avrebbe chiamato i commensali a chiarire se stanno davvero il presidente della Camera, se il vincolo di fedeltà che li legava ai tempi di An è ancora valido. Dopo l’incontro, Fini ha smentito – assieme a La Russa – che nel menu politico del pranzo ci fosse anche l’ipotesi di gruppi parlamentari autonomi dal Pdl. Una “leggenda metropolitana”, hanno dichiarato entrambi. Meno improbabile – su questo tutti i retroscena sono stati convergenti – è che Fini abbia posto agli ex di An, cercando di risvegliare l’orgoglio del partito scioltosi per entrare nel Pdl, una serie di questioni. Dalla preponderanza dell’asse Berlusconi-Lega a quella di Giulio Tremonti in campo economico, passando – last but not least – sul problema della scarsità di spazi concessi agli ex An negli organigrammi di partito e in quelli di governo. Anche alla luce del fatto che - la “verifica” di Fini forse puntava anche a fare chiarezza sotto questo profilo, “contando” i seguaci – alcuni posti di responsabilità ricoperti da ex An dovrebbero ormai essere messi in quota a Forza Italia, sulla base della proporzione 70-30 fissata al momento del varo del nuovo soggetto. Tra le cariche nel mirino, secondo i rumours, quelle di capogruppo al Senato, ruolo rivestito da Maurizio Gasparri.
Non è passata inosservata neppure la polemica di Fini contro il capogruppo alla Camera ed ex FI Fabrizio Cicchitto. Il cui vice a Montecitorio è il finiano doc Italo Bocchino. Che secondo altre indiscrezioni Fini vedrebbe bene anche nel ruolo di coordinatore Pdl al posto di La Russa, su cui peserebbe un problema di compatibilità con la carica di ministro della Difesa. Oggi Bocchino, intervenendo alla trasmissione “Omnibus” sulla 7, ha difeso il presidente della Camera assicurando che non è “un pazzo comunista che vuole far cadere il governo, ma una persona che pone ragionevolmente delle questioni al suo partito e al suo governo". Per Bocchino "Fini pone innanzitutto la questione sulla partecipazione alle decisioni all'interno del Pdl; in secondo luogo il presidente della Camera vuole un governo che si occupi della politica economico-sociale cercando di rispettare il programma elettorale alla luce degli avvenimenti economici che ci sono stati. In ultimo non vuole lo scontro con gli organi dello Stato ma anzi il loro massimo rispetto. Su altre questioni come quelle degli immigrati e della cittadinanza, io – puntualizza Bocchino - non condivido alcune cose, ma ciò che dice Fini – aggiunge il vice di Cicchitto Bocchino - è scritto nei programmi elettorali di signori che si chiamano Sarkozy, Merkel e Cameron".
Bocchino smentisce recisamente anche il gossip, accreditato da Feltri, sul fallito tentativo “ribaltoni sta” di Fini. Tema sfiorato oggi - in una lettera pubblicata dal “Giornale” - da La Russa, che nota come – anche per la formazione di un gruppo autonomo – il presidente della Camera “non avrebbe certo difficoltà a ottenere la disponibilità dei fatidici 25 componenti sui quasi 300 deputati del Pdl”. Molto più circostanziata la considerazione svolta al riguardo da Bocchino. Il quale – usando un argomento un po’ scivoloso – assicura che Fini non vuole rompere con Berlusconi né far cader e il governo, anche se “ha un numero di deputati - e sono pronto a sottoscriverlo davanti a un notaio a qualsiasi condizione - superiore a quelli che servono a determinare la maggioranza sia alla Camera sia al Senato”.
A favore di Fini interviene anche il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, secondo il quale il presidente della Camera “ha sempre posto problemi politici non di percentuale o di persone". Mercoledì La Russa ha partecipato al pranzo con gli ex “colonnelli” di An ospitato da Fini alla Camera. Una riunione accompagnata da illazioni e sospetti sui reali piani dell’ex leader di An. Il quale secondo quanto filtrato sui giornali avrebbe chiamato i commensali a chiarire se stanno davvero il presidente della Camera, se il vincolo di fedeltà che li legava ai tempi di An è ancora valido. Dopo l’incontro, Fini ha smentito – assieme a La Russa – che nel menu politico del pranzo ci fosse anche l’ipotesi di gruppi parlamentari autonomi dal Pdl. Una “leggenda metropolitana”, hanno dichiarato entrambi. Meno improbabile – su questo tutti i retroscena sono stati convergenti – è che Fini abbia posto agli ex di An, cercando di risvegliare l’orgoglio del partito scioltosi per entrare nel Pdl, una serie di questioni. Dalla preponderanza dell’asse Berlusconi-Lega a quella di Giulio Tremonti in campo economico, passando – last but not least – sul problema della scarsità di spazi concessi agli ex An negli organigrammi di partito e in quelli di governo. Anche alla luce del fatto che - la “verifica” di Fini forse puntava anche a fare chiarezza sotto questo profilo, “contando” i seguaci – alcuni posti di responsabilità ricoperti da ex An dovrebbero ormai essere messi in quota a Forza Italia, sulla base della proporzione 70-30 fissata al momento del varo del nuovo soggetto. Tra le cariche nel mirino, secondo i rumours, quelle di capogruppo al Senato, ruolo rivestito da Maurizio Gasparri.
Non è passata inosservata neppure la polemica di Fini contro il capogruppo alla Camera ed ex FI Fabrizio Cicchitto. Il cui vice a Montecitorio è il finiano doc Italo Bocchino. Che secondo altre indiscrezioni Fini vedrebbe bene anche nel ruolo di coordinatore Pdl al posto di La Russa, su cui peserebbe un problema di compatibilità con la carica di ministro della Difesa. Oggi Bocchino, intervenendo alla trasmissione “Omnibus” sulla 7, ha difeso il presidente della Camera assicurando che non è “un pazzo comunista che vuole far cadere il governo, ma una persona che pone ragionevolmente delle questioni al suo partito e al suo governo". Per Bocchino "Fini pone innanzitutto la questione sulla partecipazione alle decisioni all'interno del Pdl; in secondo luogo il presidente della Camera vuole un governo che si occupi della politica economico-sociale cercando di rispettare il programma elettorale alla luce degli avvenimenti economici che ci sono stati. In ultimo non vuole lo scontro con gli organi dello Stato ma anzi il loro massimo rispetto. Su altre questioni come quelle degli immigrati e della cittadinanza, io – puntualizza Bocchino - non condivido alcune cose, ma ciò che dice Fini – aggiunge il vice di Cicchitto Bocchino - è scritto nei programmi elettorali di signori che si chiamano Sarkozy, Merkel e Cameron".
Bocchino smentisce recisamente anche il gossip, accreditato da Feltri, sul fallito tentativo “ribaltoni sta” di Fini. Tema sfiorato oggi - in una lettera pubblicata dal “Giornale” - da La Russa, che nota come – anche per la formazione di un gruppo autonomo – il presidente della Camera “non avrebbe certo difficoltà a ottenere la disponibilità dei fatidici 25 componenti sui quasi 300 deputati del Pdl”. Molto più circostanziata la considerazione svolta al riguardo da Bocchino. Il quale – usando un argomento un po’ scivoloso – assicura che Fini non vuole rompere con Berlusconi né far cader e il governo, anche se “ha un numero di deputati - e sono pronto a sottoscriverlo davanti a un notaio a qualsiasi condizione - superiore a quelli che servono a determinare la maggioranza sia alla Camera sia al Senato”.
Da www.ilvelino.it del 18 Dicembre 2009
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