Ad Elly Schlein bisogna riconoscere un merito. Non ha provato, come tanti altri prima di lei, a raccontare la storia secondo cui l’aggiornamento del catasto sarebbe un’operazione fiscalmente neutra, che non avrebbe l’obiettivo di aumentare le imposte sugli immobili e anzi, chissà, alla fine potrebbe persino ridurle.
È stata schietta, ha detto che secondo lei il peso delle patrimoniali a carico del mattone (che oggi è a pari a 22 miliardi di euro l’anno, ovvero a 373 euro per ogni italiano, neonati inclusi), è troppo basso e dunque deve aumentare. Come devono crescere gli altri balzelli che gravano sulle proprietà, inclusa l’imposta di successione. I contribuenti interessati prendano nota. Parlando al Festival dell’economia di Trento, la segretaria del Pd ha fatto uso abbondante delle solite circonlocuzioni neocomuniste, tipo «dobbiamo cambiare un modello di sviluppo che ha rivelato di essere insostenibile», che tradotto in lingua comune significa che il sistema basato sulla libera impresa deve essere rimpiazzato da un regime dirigista in cui gli investimenti li decide la politica (che poi è ciò che pretende di fare l’Unione europea, riuscendoci spesso). Ha avvertito che il Pil non basta, perché misura la sola crescita economica, e quindi occorre mettere nel conto anche «il Bes», il Benessere equo sostenibile, indice esoterico che misura «gli impatti sociali, ambientali, culturali e anche di genere». Ma soprattutto ha dato qualche dettaglio in più sulla politica fiscale del suo “nuovo” partito, guidato da una segreteria in cui abbondano personaggi cooptati da lei e provenienti da movimenti e partitini a sinistra del Pd. E anche qui a dettare la linea è il massimalismo, come sempre rivestito con la carta da regalo della solidarietà.
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