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giovedì 7 gennaio 2010

BERLUSCONI AVVERTE: FINI VUOLE SPAZIO LASCI IL SUO INCARICO


Silvio Berlusconi, affiancato dal capo della scorta, passeggia per St Paul de Vence,
in Provenza, con il volto ormai privo di bende e cerotti


ROMA. Silvio Berlusconi perfettamente guarito si concede una gita in Provenza, da dove con un messaggio telefonico a una riunione di europarlamentari innesca il giallo della Befana: «Nel 2010 faremo le riforme e taglieremo le tasse». Così almeno è stata riferita la sua frase chiave.
Poco dopo però il portavoce di palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti, ha smentito tutto: «Frasi mai pronunciate».

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ROMA. È tornato il grande freddo tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. Anzi temperature polari a sentire entrambi. Il Cavaliere in questi giorni nell’accogliere i suoi ospiti a villa San Martino sta usando parole tranchant nei confronti dell’ex leader di An. Con Storace e altri esponenti del Pdl è stato categorico: «Fini in campagna elettorale ha insistito tanto nel voler fare il presidente della Camera e l’ho accontentato. Ora, invece,vuole occuparsi del partito. Lo può anche fare, ma deve abbandonare qualsiasi ruolo istituzionale...». Nessuna richiesta di dimissioni, ma l’intenzione di chiedere all’inquilino di Montecitorio una scelta ben precisa: «Io – ha ripetuto Berlusconi due giorni fa – sono pronto anche ad affidargli il partito.Venga a bussare alla mia porta, ma deve però svestire i panni che ha indossato...».
Un modo per mettere Fini nell’angolo, dunque. «Ognuno – è il ragionamento del premier – deve svolgere il proprio ruolo. Berlusconi fa il presidente del Consiglio, i ministri fanno i ministri e quindi Fini sa cosa deve fare. Altrimenti cade in una chiara contraddizione...». Non c’è, quindi, spazio di trattativa tra i due. L’ex ministro degli Esteri da tempo pone delle questioni a suo dire ineludibili. Innanzitutto chiede un cambiamento nell’organigramma del partito. Non si fida più dei vari La Russa e Gasparri e vorrebbe sostituire il primo con Italo Bocchino. Poi insiste sulla necessità di avere voce in capitolo sulle decisioni che vengono prese in via dell’Umiltà. Ma anche su questo punto il Cavaliere ha fatto capire benissimo come la pensa: «Fini – ha spiegato ad Alfano e Ghedini nell’ultima riunione a Arcore – vuole sfidarmi in una prova di democrazia. Ma le scelte non le facciamo nè io nè lui. C’è un organismo che decide ed è l’ufficio di presidenza». Infine l’ultimo “problema”: VittorioFeltri. Il direttore del Giornale sostiene che «Berlusconi è feltrizzato » anche se il Cavaliere nega di avallare la linea del quotidiano di famiglia. La risposta del premier è sempre la stessa: «Feltri fa solo danni al centrodestra, ma vende copie...».
Risposta che a Fini non va affatto giù. Il presidente della Camera è convinto che dietro i reiterati attacchi del quotidiano ci sia lo zampino del presidente del Consiglio. Allora è già pronta la “contromossa”. In primis i suoi minacciano la costituzione di un gruppo parlamentare «formato da 50 deputati e 30 senatori ». Ma è sulla giustizia che Fini carica l’arma. Forte del fatto che «legittimo impedimento e processo breve non figurano certo nel programma elettorale». Gli ex An vicini all’inquilino di Montecitorio nei prossimi giorni chiederanno al Pdl di pronunciarsi apertamente, proprio tramite il direttivo del partito, contro il direttore del Giornale.
«Serve un atto politico, mi aspetto una risposta da Berlusconi altrimenti valuteremo le conseguenze», ha spiegato Fini ai suoi collaboratori. Il patto con Berlusconi, questo il suo ragionamento, è stato stipulato a casa Letta e prevedeva cose ben diverse. «Berlusconi – è lo sfogo del presidente della Camera – non ha certamente carta bianca su tutto, non è che si può ingoiare il partito e pretendere che io mi stia zitto...». La tensione tra palazzo Chigi e Montecitorio è destinata ad aumentare anche perché non c’è traccia di un incontro tra i due duellanti. Il premier ha altro in testa. Innanzitutto le riforme: quella della giustizia innanzitutto. Ed è per questo che ha spiegato di fare il “tifo” per Bersani. «Non attacchiamolo, per il segretario del Pd le Regionali sono la prova del nove», ha spiegato. «Presidente – gli ha fatto notare Alfano , in realtà mi sa che questo è il nono leader della sinistra che fa fuori...». «Mi sa proprio di sì...”, è stata la risposta del Cavaliere.

GIOVANNI PALOMBO

Da www.ilSecoloxix.it  del 07 Gennaio 2010

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