Silvio Berlusconi a passeggio ieri con la sua scorta in Costa Azzurra a ST Paul de Vence
Roma, 7 gen (Velino) - La vacanza in Costa Azzurra è finita: il premier Silvio Berlusconi - in ottime condizioni, come testimoniano le foto pubblicate da “Nice-Matin” - è rientrato ad Arcore in elicottero. Ma il suo rientro nel dibattito politico interno si era già verificato mercoledì, quando – intervenendo via telefono a un incontro di europarlamentari del Pdl ospitato da Vito Bonsignore – il capo del governo aveva espresso la convinzione che il 2010 possa essere l’anno delle riforme. Indicando tra le priorità la riforma della giustizia, da cui si dovrà partire, ma anche interventi in materia di scuola e fisco (non è stata però annunciata una riduzione delle tasse nel 2010, ha puntualizzato Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier). Un percorso parallelo a quello relativo alle riforme istituzionali. Rispetto alle quali, ha ribadito il premier, la collaborazione dell’opposizione è auspicabile ma non indispensabile: in caso di veti da parte del centrosinistra, la maggioranza può approvarle da sola. Se da Pier Ferdinando Casini giunge – attraverso un’esternazione a Mattino 5 – un’esortazione ad “accompagnare Berlusconi in questo percorso riformista che ha annunciato e non lasciarlo solo a fare le riforme”, il leader Pd Pier Luigi Bersani risponde rompendo un lungo silenzio con una conferenza stampa in cui tra l’altro apre alla prospettiva riformatrice, ponendo però una serie di condizioni. Prima fra tutte, quella di evitare che il Parlamento sia travolto da uno “tsunami” di leggi ad personam in tema di giustizia. Una materia sulla quale secondo Bersani si deve sì intervenire, ma in un’ottica di sistema, puntando a ricalibrare i rapporti tra governo, Parlamento e magistratura e a migliorare il servizio offerto ai cittadini soprattutto nel settore del processo civile.
Se tali condizioni verranno rispettate, il Pd – sottolinea Bersani – è pronto a mettersi in gioco “anche domattina”, nonostante l’imminente scadenza delle elezioni ragionali (indicata da Casini come un fattore inevitabilmente ostativo rispetto al confronto tra i poli). Non solo: Bersani chiede al governo di rivedere l’agenda “sbagliata” delle priorità, dando la precedenza al tema più sentito dai cittadini, quello della difficoltà dei giovani nel mercato del lavoro. Semi-aperture che soddisfano solo in parte il centrodestra. Bonaiuti commenta: “Bersani dice di essere disponibile alle riforme e questo è un bene. Ma dovrebbe sapere altrettanto bene che lo tsunami, il maremoto lo ha scatenato certa giustizia politica contro Berlusconi negli ultimi 15 anni”. Un’interpretazione a tinte più rosee dell’esternazione di Bersani è offerta dal vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi: “Con le sue parole Bersani conferma di essere un serio interlocutore per avviare il processo di riforme di cui il Paese ha bisogno”. Il dirigente Pdl è “sempre più fiducioso – aggiunge - sul fatto che questa volta si possa raggiungere l’obiettivo. Quanto al tema giustizia, mi sembra che anche il segretario del Pd – rileva Lupi - parli della necessità di un intervento”. Di tenore diverso la reazione del vicepresidente dei deputati Pdl, Italo Bocchino: “I troppi distinguo di Bersani sulle riforme rischiano di rompere sul nascere il clima di possibile convergenza per cambiare la Costituzione. Sono molti i problemi dell’Italia, ma se non c’è la disponibilità a cominciare dalla modifica delle regole istituzionali si rischia di allungare lo stallo”.
Sul versante opposto, il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, avverte: “La sostanziale apertura che il segretario del Pd Bersani ha fatto oggi nei confronti del governo e del premier sulle possibili riforme da discutere insieme in Parlamento è completamente sbagliata perché da un lato permette alla maggioranza di centrodestra di andare avanti su una linea di politica economica e sociale disastrosa che continua a far pagare la crisi a lavoratori, giovani e pensionati senza una sostanziale ed efficace presenza e proposta dell’opposizione tutta e del Pd in particolare, dall’altro permette a Berlusconi ed ai suoi di introdurre nel dibattito politico il loro vero e unico obiettivo, quello di far passare le tante e pessime controriforme della e sulla giustizia che servono solo a salvare dai processi il premier”. Non dissimile la reazione dell’Italia dei valori. Il capogruppo dell’Idv alla camera, Massimo Donadi, dice che il suo partito è pronto a parlare di riforme purché si parta “dal lavoro, dall’economia e dalla libertà d’informazione”. Mentre se si continua a parlare di giustizia il Pd cadrà nell’ennesimo “trappolone”. Antonio Di Pietro accende i riflettori su Palazzo Madama e lancia un aut aut ai democrat: “Ho visto che al Senato il Pd ha presentato una proposta di legge per reintrodurre l’immunità parlamentare. Noi vogliamo essere alleati con il Pd ma se lo scordano se pensano di poter essere contemporaneamente alleati con noi e fare ammiccamenti con gli assassini della democrazia”.
Tra i temi dell’agenda politica occupa sempre un posto di rilievo quello del riassetto istituzionale. Al riguardo il presidente del Senato, Renato Schifani, ribadisce che vede “spiragli positivi” da tradurre però “in una vera volontà riformatrice”, così da raccogliere l’invito espresso da Giorgio Napolitano. Per Schifani “la Costituzione va modernizzata nella sua seconda parte” quella relativa al governo, al bicameralismo. Quanto alla prima parte, “quella che riguarda i valori e che è la parte fondamentale della Carta” non è “mai messa in discussione da nessuno”. In generale, occorre per la seconda carica dello stato “evitare di cadere nell’errore di ritenere in buona fede che questo dibattito sulle riforme voglia dire che la nostra Costituzione non sia più adeguata. È adeguata ma va solo messa al passo con i tempi”. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, affronta invece, in un’ampia intervista pubblicata dal “Messaggero”, la questione della riforma del fisco, sfiorata ieri da Berlusconi. “Una riforma fiscale – spiega Tremonti - non è una manovra elettorale. Non è neppure una manovra finanziaria, è qualcosa di enormemente più complesso”. Come Berlusconi, il ministro dell’Economia è convinto che il sistema fiscale, “disegnato negli anni 60, messo in legge negli anni 70 e poi per 40 anni infinitamente rattoppato”, va riformato: “Non si può entrare nel nuovo secolo con gli strumenti di cinquant’anni fa. E tuttavia – rammenta Tremonti - abbiamo una serie di vincoli, a partire dal debito pubblico. Sappiamo che non possiamo fare errori, e dobbiamo tra l’altro combinare la riforma fiscale con il federalismo fiscale. È un meccanismo ad alta complessità”. Per ridurre le tasse “occorrono – è il monito espresso invece da Bonaiuti - i tempi giusti e i momenti giusti”.
Da www.ilVelino.it (Nicholas D. Leone) 7 gen 2010 19:31
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