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domenica 27 novembre 2011

Genova - Solidarietà vietata ai giovani Pdl. I no global: «Fascisti, andatevene»

E pensare che avevano organizzato tutto. Sei macchine cariche di capi d'abbigliamento da distribuire ieri mattina in piazzale Adriatico agli alluvionati e a tutti coloro che ne avevano bisogno, dopo che il nubifragio del 4 novembre scorso ha piegato la città. 



Giacche, piumini, felpe, cappotti: mille - mille, non una decina - pezzi nuovi di pacca fatti recapitare a Genova dalla ditta Canali di Milano. Un gesto di solidarietà, punto e stop. Senza nessun'altra connotazione.
Invece succede che il gruppo di ragazzi che si era preso la briga di distribuire i vestiti non ha potuto nemmeno iniziare a mettere la merce nel baule. La ragione? Tutta colpa di quel maledetto volantino che si sono messi in testa di distribuire la sera prima - ingenui loro - nel quartiere per pubblicizzare la cosa e sul quale hanno stampato - guai a loro - pure il simbolo della Giovane Italia, il coordinamento cittadino dei giovani del Pdl. Ma siamo impazziti? Il centrodestra che si permette di fare solidarietà in una zona «rossa»? Un affronto, a tal punto da meritarsi una scarica di insulti e minacce dal nemico, ovvero gli antagonisti, ovvero i ragazzi dei centri sociali.
Ecco come sono andati i fatti.
«Venerdì sera verso le otto, siamo andati in piazzale Adriatico per mettere le locandine per pubblicizzare la distribuzione degli abiti - racconta A., uno dei ragazzi della “Giovane Italia” -. Sul foglio c'era anche un simbolino del coordinamento. Appena abbiamo appeso i primi cartelli, un paio di ragazzi che erano lì in piazza a fumare, sono andati a leggerli e li hanno strappati. Ci hanno chiesto se eravamo del Pdl, e hanno alzato il pugno per picchiarci. Due ci sono venuti incontro, mentre gli altri chiamavano i rinforzi con i cellulari o al citofono dei palazzi».
Quando gli si parano davanti, i due no global dicono ad A. di far parte del centro sociale «Caos», uno addirittura spiega di essere il fondatore. Lui cerca di calmarli, prova a parlarci e a farli ragionare. In fondo sono tutti coetani, giovani di vent'anni o poco più, e perch´ dovrebbero prendersi a botte per una questione di solidarietà, alla quale nessuno e tantomeno loro, vogliono attribuire un colore politico?
«Gli ho detto di leggere il volantino e che noi avevamo le migliori intenzioni e nessuna voglia di speculare su un fatto come l'alluvione del 4 novembre, ma hanno iniziato ad insultarci, a chiamarci “Fascisti” ed altre offese più pesanti ad una ragazza che era con noi».
Ma non c'è niente da fare: loro, i giovani del Pdl hanno osato mettere la bandiera del partito nel territorio nemico, affiggendo persino dei volantini con quel simbolo. Quindi si meritano una punizione, così la prossima volta capiranno quali sono i confini da non varcare, mai, promettono gli antagonisti.
«Ci hanno detto che se volevamo uscire indenni, dovevamo girare i tacchi e andarcene perch´ tempo due minuti sarebbero arrivati gli altri». E «gli altri», assicurano i simpatizzanti dei centri sociali, son quelli «cattivi», i 40enni duri e puri chiamati dai più giovani a raccolta in piazzale Adriatico, per pestare i fascisti.
«Dopo la discussione - continua a raccontare A. - mi hanno detto che se volevamo fare del bene, potevamo lasciare i capi all'Arci e poi li avrebbero presi loro. Ma che non potevamo darli come Giovane Italia».
A. ha vent'anni e mai si sarebbe aspettato che nel 2011 potessero ancora accadere cose del genere, che ci fosse una città spaccata con delle «zone franche» in cui non fosse tollerata la presenza di simboli di partito diversi rispetto a quello vigente.
«Ieri ho avuto paura, paura vera. Era gente con la bava alla bocca, rabbiosi. Poi siamo riusciti a parlarci, però». Però è stato solo un caso se alla fine con i ragazzi dei centri sociali, non è scoppiata una rissa perch´ era evidente, dice A., che gli antagonisti cercassero soltanto lo scontro. Per fortuna nessuno si è fatto male, e non sono volati pugni, schiaffi o spintoni.
Ma il punto è un altro, ed è che la distribuzione organizzata per ieri mattina dei capi per gli alluvionati è saltata e gli unici a rimetterci sono stati proprio loro, le persone che hanno perso tutto e che in questo momento hanno più bisogno di aiuto. Alla faccia della democrazia e di chi si vanta di esserne un paladino.
«Sinceramente non ci sembrava il caso di regalare gli abiti all'Arci, poi si facevano belli loro con una nostra iniziativa. Ora stiamo pensando di darli agli alluvionati delle Cinque Terre», aggiunge A.
Ieri mattina alla riunione del coordinamento metropolitano del Pdl, il capogruppo in Comune, Matteo Campora ha stigmatizzato quanto è successo che «evidenzia un razzismo politico contro il centrodestra. Chiederemo al consiglio comunale di esprimere solidarietà ai ragazzi, lo stesso che abbiamo fatto noi». Anche il senatore Giorgio Bornacin, coordinatore metropolitano pidiellino è pronto a chiedere un incontro a Prefetto e Questore.
«Sono stanco di questo strapotere dei centri sociali in città, quello che è successo è vergognoso. Non si trattava di un volantinaggio politico, n´ di propaganda. I ragazzi stavano semplicemente distribuendo gli avvisi nelle caselle di posta dei condomini per dire che l'indomani avrebbero regalato gli abiti agli alluvionati».
Era stato un abitante del Municipio Medio Levante a procurare il contatto con la ditta di Milano per dare gli abiti agli alluvionati. «Visto che una parte di Genova impedisce gli aiuti, abbiamo deciso di dare tutto alle Cinque Terre - spiega Fabio Orengo, presidente del parlamentino del Medio Levante -. L'altra sera ho chiamato Gianelli (presidente del Municipio Media Val Bisagno, ndr) per raccontargli cosa era successo. Era dispiaciuto anche lui. Gli ho detto che quest'aggressione ledeva il buon nome del suo municipio e anche dell'Arci. La solidarietà è di tutti e non ha colore politico».
di Giulia Guerri 

 Da www.IlGiornale.it  del 27 Novembre 2011

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