Albenga - E’ in libreria “La Casa di Geppe… un percorso nella Resistenza”, scritto dal giornalista Daniele La Corte, con prefazione di Giancarlo Caselli.
Il libro ripercorre i momenti cruciali della lotta di Liberazione
attraverso la figura di un contadino che diventa, improvvisamente, un
eroe per caso. E’ un romanzo che attraversa la realtà della Spagna
franchista, passando poi alla Francia di Pétain e Vichy per giungere
all’Italia di Mussolini e Salò, dove si svolge la maggior parte della
vicenda tra le colline di Liguria, le Langhe e il Basso Piemonte. E’ un
romanzo che coniuga realtà e fantasia. Molti i fatti accaduti e i
personaggi reali, ma anche episodi e personaggi inventati. La trama è
avvincente e si legge con la stessa suspence di un thriller. Albenga appare a più riprese come teatro di tragiche vicende con un personaggio la cui efferatezza ed esaltazione non ebbero confini.
La prima presentazione si terrà ad Alassio venerdì 24 aprile, vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione. L’appuntamento è per le ore 21 nell’auditorium della Biblioteca Civica, in Piazza Airaldi e Durante. Oltre allo scrittore interverrà Paolo Luppi,
magistrato, figlio del partigiano Bruno Luppi, il grande Comandante
“Erven” della IX Brigata Garibaldi (poi intitolata a Felice Cascione),
con cui lottò anche il partigiano “Santiago”, alias Italo Calvino.
Condurrà la serata Domenico Gaia.
Altre prossime presentazioni sono in fase di calendarizzazione ad Albenga, Cuneo, Mondovì, Roma, Genova, Imperia, Briga Alta, Nizza.
Si tratta del quinto libro di La Corte. Particolare successo ha riscosso Diventare uomo, la Resistenza di Baletta giunto alla terza ristampa. Racconta la storia di Roberto di Ferro, quasi quindici anni, la più giovane medaglia d’oro d’Italia. Per ricordarlo nel settantesimo della liberazione, si terrà il 27, 28 e 29 marzo una grande manifestazione a Pieve di Teco a cui parteciperanno il Presidente nazionale dell’A.N.P.I. avv. Carlo Smuraglia, il Prefetto di Imperia il Sindaco di Albenga avv. Giorgio Cangiano, i Sindaci del Ponente, tutti i Sindaci dei Comuni della Valle Arroscia e il Sindaco di Alba con i rispettivi gonfaloni,
Domenico Gaia ha curato l’editing e ha scritto il risvolto di copertina riportato sotto.
La Casa di Geppe rappresenta, in allegoria, un periodo oscuro della
nostra Storia, è simbolo di dolore e di esclusione. La malora scarica su
di essa i mali peggiori. Nel corso del romanzo si trasforma in luogo di
riscatto e inclusione, in laboratorio dove germogliano e crescono
fiducia e speranza in un futuro nuovo e promettente. Geppe, contadino
povero e ignaro, è coinvolto da eventi più grandi di lui. Ne prende
coscienza con un percorso faticoso, diventando diverso da ciò che era
stato prima e scoprendosi, a sorpresa, protagonista. La vicenda si
svolge durante quel periodo vitale e vertiginoso, aspro e complicato,
che fu la Resistenza. Su un’avvincente trama di fantasia, tra continui
colpi di scena pieni di suspence, s’inseriscono flashback di fatti
reali, di personaggi unici e straordinari, di tragedie lontane che si
ripetono, terribilmente uguali, anche oggi. Tempre di uomini come
Galimberti, Siccardi, Chabas. Il “Principessa Mafalda” che cola a picco
davanti alle coste del Brasile. L’esodo di migliaia di ebrei che
fuggono, valicando proibitive altitudini tra neve e gelo. Uno scontro a
fuoco incomprensibile e misterioso, su cui l’Autore pone interrogativi
ancora oggi senza risposta. Dal romanzo emerge chiaro come la Resistenza
sia stata fenomeno variegato, talvolta contradditorio, anche con
episodi duri e poco comprensibili. Come si sia alimentata di idealità
nobili e forti, diverse tra loro, ma capaci di unità e convivenza. Come
abbia assunto i connotati di grande atto di disobbedienza civile, in
nome di valori comuni, alti e condivisi. Poi, negli anni successivi, un
altro film e qualche dubbio. Si è esaurita la carica di freschezza della
Resistenza? Si è inaridita, per eccesso di retorica celebrativa?
Contrasti di parte l’hanno ingessata in un ruolo riduttivo e marginale?
Depurata dalle violenze del Terrore, sopito il clima rovente della
lotta, “la Rivoluzione Francese è divenuta per tutti valore rinnovatore e
liberatore di un popolo, patrimonio comune e condiviso” (R.Luraghi). La
Resistenza, invece? Chiusasi l’epoca della Guerra Fredda, caduti i
Muri, tutto è ora più “liquido”. Tuttavia, il suo valore di evento
politicamente “fondante” per l’Italia Repubblicana, risorta come
“nazione”, anziché radicarsi nella coscienza collettiva, sembra diluirsi
sino a correre il rischio di svaporare. L’euforia della Liberazione non
impedisce al protagonista del romanzo di riflettere sul futuro,
ponendosi una domanda. Quella domanda, a distanza di settant’anni,
continua a interrogare anche noi.
Da www.Ivg.it del 28 Marzo 2015
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