mercoledì 8 aprile 2015

Genova - Regione Liguria: indagini chiuse il 07 Aprile 2015 dalla Procura della Repubblica per lo scandalo “Spese pazze” in Regione: indagato tutto l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e vari esponenti tra i consiglieri appartenenti un pò a tutti i Partiti

 
Il frontespizio con l'insegna della regione Liguria sul palazzo della presidenza 
della Regione Liguria, sede degli Uffici della Giunta e del presidente Claudio Burlando, 
altro sperpero di denaro pubblico 

Genova - «Leggo che sono coinvolti tanti consiglieri. Non conosco le situazioni degli altri, a me vengono contestate spese per 17.000 euro nel triennio 2010-2012, in cui ero vicepresidente del Consiglio. In quel periodo ho reso 201.000 euro di soldi non spesi per rappresentanza istituzionale. Riuscirò a dimostrare di avere rispettato le norme».
Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Liguria, Michele Boffa, indagato nell’inchiesta sulle cosiddette “Spese pazze” che si è chiusa oggi.
Gli indagati sono 27. Tra questi tutti gli attuali componenti dell’Ufficio di presidenza del Consiglio: il presidente Michele Boffa (Pd), i due vice presidenti Massimo Donzella (Pd) e all’epoca Udc, Luigi Morgillo allora Pdl ed ora Liguria Libera; Giacomo Conti (Fds), Francesco Bruzzone (Lega). Indagati anche due assessori, Renzo Guccinelli (Pd), allo sviluppo economico, e Matteo Rossi (ex Sel), allo sport. Questi amministratori locali sono accusati, a vario titolo, dei reati di falso ideologico e peculato in concorso.
Boffa spiega che presenterà le proprie controdeduzioni ai giudici. «Credo che ci possa essere stata una mala interpretazione. Sono sicuro di avere fatto tutto nel rispetto delle norme. Mi sembra che il giudizio sia inficiato dalla volontà di entrare nel merito della spese non lasciando al gruppo alcuna discrezionalità sulla attività politica». 

 
Questo, invece, l’elenco completo degli amministratori indagati nell’inchiesta per le spese pazze in Consiglio regionale dal 2010 al 2012. 

Gli esponenti del Pd sono Michele Boffa, Antonino Miceli, Renzo Guccinelli, Massimo Donzella (ex Udc), Mario Amelotti, tesoriere del gruppo. 

Gli indagati tra Forza Italia sono Marco Melgrati, Marco Scajola, Luigi Morgillo (ora in Liguria Libera), Matteo Rosso (ha lasciato il partito per sostenere Edoardo Rixi, ex candidato alla presidenza della Regione per la Lega). 

I rappresentanti di Ncd indagati sono: Gino Garibaldi, Franco Rocca, Alessio Saso.

I rappresentanti della Lega Nord: Francesco Bruzzone, Edoardo Rixi, Maurizio Torterolo

Gli esponenti dell’Udc indagati sono Rosario Monteleone e Marco Limoncini.
Poi ci sono i due consiglieri Ezio Chiesa e Armando Ezio Capurro, che sostenevano la Lista del presidente Burlando, ora in "Liguria Cambia". 

Gli altri indagati sono Aldo Siri della Lista per Biasotti, gli ex Sel Matteo Rossi e Alessandro Benzi (quest’ultimo oggi nel Gruppo misto), l’ex Idv ed ex Sel, poi dimessosi, Stefano Quaini, le ex Forza Italia Raffaella Della Bianca (oggi Gruppo Misto) e Roberta Gasco, la ex Idv Marilyn Fusco, e Giacomo Conti della Federazione della sinistra

Cene, pranzi, viaggi, regali. E, ancora, taxi, cancelleria, bar. C’è di tutto nelle spese contestate ai consiglieri regionali, nel biennio dal 2010 al 2012, indagati dal Pm Francesco Pinto e che oggi hanno ricevuto gli avvisi di conclusione indagine.
In particolare, agli esponenti della Lega Nord il magistrato contesta di avere speso i soldi pubblici per viaggi in mete turistiche, pranzi e cene e ostriche, fatti soprattutto in giorni festivi, come Pasqua e pasquetta, 25 aprile e primo maggio o ferragosto.

Migliaia di euro pubblici per spese private secondo l’accusa. A uno dei consiglieri del Carroccio, inoltre, è stato contestato il falso perché avrebbe alterato una pezza giustificativa. 
Ai consiglieri del Pd, il sostituto procuratore ha contestato spese in ristoranti, bar, cancelleria, taxi e biglietti d’aereo.
A Rosario Monteleone, ex presidente del consiglio regionale ligure, era stato contestato il peculato perché avrebbe prelevato somme dalla cassa dell’Udc per spese personali.

Il capogruppo del partito di Casini, Marco Limoncini, avrebbe usato le somme per gratta e vinci e spese agli autogrill. Tutti i consiglieri interrogati hanno giustificato le spese sostenute sostenendo che fossero delle spese di rappresentanza o che gli scontrini contestati fossero stati inseriti nelle richieste di rimborso per sbaglio.


Da www.ilSecoloxix.it del 07 Aprile 2015 

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