Dietro la Turchia si nasconde la Cina
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno più volte richiamato all’ordine la Turchia.
Per essere più convincenti, Washington e Bruxelles sono arrivate a
minacciare Ankara di una guerra commerciale, tra possibili dazi, tariffe
e sanzioni. Tutte armi, queste, capaci teoricamente di fare a pezzi la
fragile economia turca. Eppure, nonostante il rischio di vedere il
proprio Paese in ginocchio, Recep Tayyip Erdogan non
intende fermarsi sul più bello: l’operazione militare in Siria del nord
deve proseguire a qualunque costo. Che Erdogan sia solo un incosciente è
fuori discussione, perché il Sultano ha in realtà fatto i suoi conti e
sa bene quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel continuare a fare il
bullo di quartiere. Il presidente turco ha lanciato la missione “Fonte
di pace” da poche settimane ma i preparativi, in realtà, sono iniziati
molti mesi fa. Nel bel mezzo della crisi che stava strozzando la lira
turca, diplomatici e tecnici di Ankara si sono rimboccati le maniche per
dotare il governo di una sorta di paracadute capace di limitare i danni
a una Turchia in caduta libera. E in effetti, senza alcuna protezione,
la discesa del Paese verso il baratro sarebbe stata rapidissima,
sommando la crisi economica alle conseguenze della recente guerriglia
contro i curdi.
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