L’Onu come Greta (ma il catastrofismo è un pericolo)
It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine) titolava una famosa canzone dei Rem del 1987, ripresa successivamente da Luciano Ligabue nel 1994 con il titolo A che ora è la fine del mondo?. A
più di 30 anni dall’uscita di quel brano della celebre band
americana, la fine del mondo sembra essere davvero imminente, e sarebbe
causata – secondo la portavoce del climaticamente corretto, Greta Thunberg
– dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale. Teoria
catastrofista ampiamente supportata dalle Nazioni Unite, che a Madrid ha
organizzato, dal 2 al 13 dicembre, la COP25, la Conferenza sul
cambiamento climatico.
“Se non intraprendiamo azioni urgenti per il clima ora, andremo verso
un aumento della temperatura di oltre 3° C entro la fine del secolo,
con impatti sempre più dannosi per gli esseri umani”, ha affermato il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale Petteri Taalas.
“Non siamo nemmeno vicini alla strada giusta per raggiungere gli
obiettivi dell’accordo di Parigi”. Secondo quanto sta emergendo
dall’evento organizzato dall’Onu, ondate di caldo eccezionale e
inondazioni, che un tempo erano eventi sporadici, si stanno manifestando
con regolarità. “I paesi che vanno dalle Bahamas al Giappone al
Mozambico hanno subito l’effetto di devastanti cicloni tropicali.
Incendi violenti hanno attraversato l’Artico e l’Australia”, ha
dichiarato Taalas.
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