martedì 31 marzo 2020

Perché Gualtieri non preme per il deficit

Roberto Gualtieri è al bivio tra Roma e Bruxelles. Ovvero di fronte alla necessità di capire come districarsi in una fase in cui gli interessi dell’Italia, di cui è  ministro dell’Economia, cozzano con il “pilota automatico” dell’indecisione sulla risposta alla crisi dell’Europa dimostrata dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen. Assieme a lui, il Partito democratico di cui fa parte si gioca una grossa fetta della sua credibilità politica, interna ed esterna al Paese, dalla gestione della crisi in coabitazione con il Movimento cinque stelle maggioritario nel governo Conte II.

Gualtieri è a un bivio perché per la prima volta emerge con cristallina nitidezza la completa divaricazione tra le prospettive che il Paese avrebbe seguendo il pilota automatico di Bruxelles o, peggio, i condizionamenti dei falchi del rigore del Nord e quelle che si aprirebbero portando avanti la campagna iniziata nella risposta alla crisi da coronavirus. Prospettiva scomoda per chi a settembre era stato chiamato dal ruolo di Europarlamentare a quello di ministro dell’Economia del neonato governo giallorosso proprio per consolidarne i legami con l’Unione.

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