Perché Gualtieri non preme per il deficit
Roberto Gualtieri è al bivio tra Roma e Bruxelles.
Ovvero di fronte alla necessità di capire come districarsi in una fase
in cui gli interessi dell’Italia, di cui è ministro dell’Economia, cozzano con il “pilota automatico” dell’indecisione sulla risposta alla crisi dell’Europa dimostrata dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen. Assieme a lui, il Partito democratico di
cui fa parte si gioca una grossa fetta della sua credibilità politica,
interna ed esterna al Paese, dalla gestione della crisi in coabitazione
con il Movimento cinque stelle maggioritario nel governo Conte II.
Gualtieri è a un bivio perché per la prima volta emerge con
cristallina nitidezza la completa divaricazione tra le prospettive che
il Paese avrebbe seguendo il pilota automatico di Bruxelles o, peggio, i
condizionamenti dei falchi del rigore del Nord e quelle che si
aprirebbero portando avanti la campagna iniziata nella risposta alla crisi da coronavirus.
Prospettiva scomoda per chi a settembre era stato chiamato dal ruolo di
Europarlamentare a quello di ministro dell’Economia del neonato governo
giallorosso proprio per consolidarne i legami con l’Unione.
Nessun commento:
Posta un commento