Btp, il ritardo sulle emissioni è stato doloso?
“Quel ritardo appare doloso, volto a precostituire una condizione di crisi di liquidità”: non usa mezzi termini Alberto Bagnai, economista e senatore della Lega, in un’intervista al quotidiano La Verità, parlando
dei ritardi del governo, e specificatamente del ministero
dell’Economia, nell’emettere una dose adeguata di Btp nelle prime fasi
della crisi sanitaria ed economica legata alla pandemia di coronavirus.
Nel corso dei primi mesi del 2020 l’Italia ha avuto non poche difficoltà a star dietro alla domanda di
titoli di Stato nel corso di una serie di emissioni che hanno visto un
differenziale tra l’offerta delle emissioni e la richiesta degli
investitori a favore della seconda per oltre 190 miliardi di euro. Indicativo, in tal senso, il boom del Btp Italia studiato dal Tesoro che ha mobilitato oltre 14 miliardi di
risparmio delle famiglie. Da più parti la richiesta di aumentare le
emissioni di Btp, che consentono un finanziamento favorevole grazie
anche alla sponda della Banca centrale europea, è stata avanzata come
soluzione più adatta per procacciarsi risorse contro la crisi: ma il
Tesoro ha troppe volte tergiversato, muovendosi con incertezza e
senza affondare. Solo da maggio si è assistito a un pur sempre timido
cambio di passo, mentre nel corso rimo trimestre del 2020 la differenza
tra titoli italiani emessi e titoli andati in scadenza è stata di soli 13 miliardi di euro, cifra ridimensionata da un saldo negativo di marzo (-23 miliardi), mese in cui la ritirata degli investitori stranieri dai titoli di Stato italiani ha coperto un valore di titoli pari a 51 miliardi di euro, per la quale Bagnai ora accusa il ministro Roberto Gualtieri, ritenuto favorevole a una forma di “vincolo esterno” che prenderebbe le sembianze del Mes.
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