venerdì 5 giugno 2020

Obamagate, le rivelazioni di Rosenstein inguaiano i democratici

L’ex vice procuratore generale Rod Rosenstein è stato il primo testimone a essere sentito dal comitato giudiziario del Senato presieduto dal senatore Lindsey Graham nell’ambito dell’indagine sulle origini del Russiagate. Per il momento, Graham ha rinviato il voto sull’autorizzazione a citare in giudizio più di 50 persone coinvolte nell’Obamagate: il senatore vicino a Donald Trump ha dichiarato di aver voluto posticipare il voto per dare ai senatori abbastanza tempo per discutere pienamente la questione. Le rivelazioni di Rod Rosenstein, tuttavia, sono a dir poco “scottanti”. Come riporta Agenzia Nova, Graham ha interrogato con insistenza a Rosenstein sulla legittimità della nomina del procuratore speciale Robert Mueller a capo dell’inchiesta, che non ha rilevato alcun collegamento tra la squadra di Trump e le ingerenze russe sulla campagna elettorale. L’ex numero due del dipartimento di Giustizia ha ammesso che non avrebbe firmato il mandato del 2017 per la sorveglianza FISA dell’ex consigliere di Trump, Carter Page.

“Non credo che l’indagine sia stata corrotta, ma certo comprendo la frustrazione del presidente alla luce del risultato, ovvero che non vi è alcuna prova di cospirazione tra i consiglieri della campagna elettorale di Trump e i russi. Indaghiamo su persone che non sono necessariamente colpevoli. E non ho mai presunto che questa gente fosse colpevole di nulla”, ha affermato Rosenstein.

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