Il piano della Russia per evitare la secessione della Crimea
Il 16 marzo 2014, all’indomani della rivoluzione colorata
che ha riscritto per sempre il volto dell’Ucraina, gli abitanti della
penisola crimeana si recavano alle urne per decidere il loro destino in
un referendum sull’autodeterminazione che, registrando il 97% di voti favorevoli, ne ha poi consacrato il passaggio di proprietà da Kiev a Mosca.
Sono passati sei anni da quell’annessione che alla Russia è costata l’implementazione di un duro regime sanzionatorio
da parte dell’Occidente, e gli accadimenti che hanno periodicamente
luogo nella penisola sono la prova del fatto che il Cremlino non è
ancora riuscito ad estendere e a far rispettare pienamente ed ovunque la
propria autorità. Infatti, i tatari, un popolo turcico che compone fra
il 7% ed il 15% della popolazione crimeana, si sono trasformati nel
primo e principale gruppo di resistenza ed opposizione al governo
centrale ed altre minacce allo status quo stanno comparendo.
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