sabato 18 luglio 2020

Il piano della Russia per evitare la secessione della Crimea

Il 16 marzo 2014, all’indomani della rivoluzione colorata che ha riscritto per sempre il volto dell’Ucraina, gli abitanti della penisola crimeana si recavano alle urne per decidere il loro destino in un referendum sull’autodeterminazione che, registrando il 97% di voti favorevoli, ne ha poi consacrato il passaggio di proprietà da Kiev a Mosca.

Sono passati sei anni da quell’annessione che alla Russia è costata l’implementazione di un duro regime sanzionatorio da parte dell’Occidente, e gli accadimenti che hanno periodicamente luogo nella penisola sono la prova del fatto che il Cremlino non è ancora riuscito ad estendere e a far rispettare pienamente ed ovunque la propria autorità. Infatti, i tatari, un popolo turcico che compone fra il 7% ed il 15% della popolazione crimeana, si sono trasformati nel primo e principale gruppo di resistenza ed opposizione al governo centrale ed altre minacce allo status quo stanno comparendo.

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