Il consigliere regionale Alessio Saso
Il consigliere regionale finito nell'inchiesta 'ndrangheta:
non c'entro per nulla, ma basta poco per rischiare dei guai
di MARCO PREVE
Cosa si fa per un voto e quando si decide che di quel voto si può fare a meno. Alessio Saso, consigliere regionale di opposizione, ex vicesindaco di Imperia, esponente atipico del Pdl ("bene fanno magistrati e carabinieri a indagare anche sui politici"), è finito sui giornali per una manciata di incontri e telefonate con Domenico Mimmo Gangemi, verduraio di San Fruttuoso arrestato con l'accusa di essere uomo di 'ndrangheta. In questa intervista nello studio dei suoi legali, gli avvocati Sabrina Franzone e Andrea Rovere, Saso, che non è indagato, svela un clamoroso retroscena che oltreché chiarire la sua posizione, imprime alla vicenda una sfumatura surreale. Lo fa quasi per caso, rispondendo a una domanda.
Ma Gangemi non l'ha mai insospettita?
"Pensi che pochi giorni dopo gli ultimi incontri, quando non sapevo certo che fosse intercettato, chiesi a un amico appartenente delle forze dell'ordine se mi sapesse dire qualcosa sul verduraio, che cominciava a farsi insistente e lui mi rispose subito con soltanto due parole: "lascialo perdere". E così feci, non rispondendo più alle sue telefonate".
Ma come si finisce nella bottega di un Gangemi?
"Partiamo dal momento elettorale che è quello, fisiologico, di massima disponibilità da parte del politico. Io in campagna incontro migliaia di persone. Ed è giusto che sia così, perché uno che sceglie questa strada non può chiudersi in una torre d'avorio. Il punto fondamentale è un altro: vagliare ogni richiesta e valutare se sia lecita o meno, se si possa provare a dare una mano o se invece vada subito cassata".
Ci sta dicendo che tutti quelli che incontra, vogliono qualcosa da lei?
"In buona parte sì. E tanti pretendono cose assurde, impossibili, e illecite. C'è quello che ti chiede se puoi fare entrare il figlio in polizia anche se gli mancano dieci centimetri di altezza, l'altro che vorrebbe passare il concorso già chiuso, oppure ottenere un punteggio di invalidità maggiore".
E Gangemi?
"Lo conobbi attraverso il nipote. Un ragazzo che mi fu presentato da un conoscente di Imperia, un incensurato non calabrese. Questo giovane orfano di un dipendente delle ferrovie mi chiese una mano per entrare in Fs, aiuto che non potei dargli. Poi mi presentò lo zio, Mimmo. Alcuni incontri, qualche telefonata. Mi dite di un'intercettazione in cui darei la mia disponibilità? Vero, si riferiva all'interessamento per il nipote. Lui parlava genericamente di un aiuto elettorale, che non ci fu mai, manco mezzo voto".
Forse perché Saso interruppe i rapporti e poi perché come rivelano altre intercettazioni, il verduraio genovese decise di appoggiare il consigliere comunale Pdl Aldo Praticò. Ma perché questa attrazione di tutti i partiti per i calabresi?
"In provincia di Imperia farsi eleggere senza l'appoggio della numerosa comunità calabrese, è impossibile. Questo vuol dire correre rischi e me ne sono accorto, ma è altrettanto vero che criminalizzare migliaia di famiglie, e non parlo di famiglie mafiose, è ingiusto".
Romano, laurea in sociologia, direttore provinciale del Centro per l'Impiego, 6 mila preferenze alle Regionali, fedelissimo del sindaco di Roma Gianni Alemanno, mai sfiorato neppure da un pettegolezzo di malaffare, progetti importanti per il lavoro dei detenuti e per i padri separati, Saso oggi è un politico che vive come uno shock un incidente di percorso, mentre suoi illustri colleghi espongono come medaglie foto imbarazzanti, avvisi di garanzia e condanne. Ma non le pesa questo tipo di politica?
"Mi pesa questo sistema delle preferenze. E la frequentazione forzata di tutta questa gente, e non parlo solo dei Gangemi, ma anche del medico o del collega di partito, con il quale non condivido interessi e valori. Comunque è stata una mia scelta, come quella di incontrare Gangemi è stato uno sbaglio. Ma posso dirlo oggi. Spero lo capiscano i miei elettori, anzi le persone che mi stimano".
Ma Gangemi non l'ha mai insospettita?
"Pensi che pochi giorni dopo gli ultimi incontri, quando non sapevo certo che fosse intercettato, chiesi a un amico appartenente delle forze dell'ordine se mi sapesse dire qualcosa sul verduraio, che cominciava a farsi insistente e lui mi rispose subito con soltanto due parole: "lascialo perdere". E così feci, non rispondendo più alle sue telefonate".
Ma come si finisce nella bottega di un Gangemi?
"Partiamo dal momento elettorale che è quello, fisiologico, di massima disponibilità da parte del politico. Io in campagna incontro migliaia di persone. Ed è giusto che sia così, perché uno che sceglie questa strada non può chiudersi in una torre d'avorio. Il punto fondamentale è un altro: vagliare ogni richiesta e valutare se sia lecita o meno, se si possa provare a dare una mano o se invece vada subito cassata".
Ci sta dicendo che tutti quelli che incontra, vogliono qualcosa da lei?
"In buona parte sì. E tanti pretendono cose assurde, impossibili, e illecite. C'è quello che ti chiede se puoi fare entrare il figlio in polizia anche se gli mancano dieci centimetri di altezza, l'altro che vorrebbe passare il concorso già chiuso, oppure ottenere un punteggio di invalidità maggiore".
E Gangemi?
"Lo conobbi attraverso il nipote. Un ragazzo che mi fu presentato da un conoscente di Imperia, un incensurato non calabrese. Questo giovane orfano di un dipendente delle ferrovie mi chiese una mano per entrare in Fs, aiuto che non potei dargli. Poi mi presentò lo zio, Mimmo. Alcuni incontri, qualche telefonata. Mi dite di un'intercettazione in cui darei la mia disponibilità? Vero, si riferiva all'interessamento per il nipote. Lui parlava genericamente di un aiuto elettorale, che non ci fu mai, manco mezzo voto".
Forse perché Saso interruppe i rapporti e poi perché come rivelano altre intercettazioni, il verduraio genovese decise di appoggiare il consigliere comunale Pdl Aldo Praticò. Ma perché questa attrazione di tutti i partiti per i calabresi?
"In provincia di Imperia farsi eleggere senza l'appoggio della numerosa comunità calabrese, è impossibile. Questo vuol dire correre rischi e me ne sono accorto, ma è altrettanto vero che criminalizzare migliaia di famiglie, e non parlo di famiglie mafiose, è ingiusto".
Romano, laurea in sociologia, direttore provinciale del Centro per l'Impiego, 6 mila preferenze alle Regionali, fedelissimo del sindaco di Roma Gianni Alemanno, mai sfiorato neppure da un pettegolezzo di malaffare, progetti importanti per il lavoro dei detenuti e per i padri separati, Saso oggi è un politico che vive come uno shock un incidente di percorso, mentre suoi illustri colleghi espongono come medaglie foto imbarazzanti, avvisi di garanzia e condanne. Ma non le pesa questo tipo di politica?
"Mi pesa questo sistema delle preferenze. E la frequentazione forzata di tutta questa gente, e non parlo solo dei Gangemi, ma anche del medico o del collega di partito, con il quale non condivido interessi e valori. Comunque è stata una mia scelta, come quella di incontrare Gangemi è stato uno sbaglio. Ma posso dirlo oggi. Spero lo capiscano i miei elettori, anzi le persone che mi stimano".
Da www.LaRepubblica.it - Genova - del 01 Agosto 2010
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