Il giallo sull’incontro romano all’origine dello Spygate
Il docente maltese Joseph Mifsud e l’ex direttore dell’Fbi James Comey erano in Australia l’8 e il 9 marzo 2016, una settimana prima che l’ex advisor della campagna di Donald Trump, George Papadopoulos,
incontrasse il professore e presidente dell’Emuni a Roma, alla Link
University. Una banalissima coincidenza? Secondo Papadopoulos
assolutamente no. “Ora abbiamo le prove che Comey e Mifsud stavano
incontrando gli stessi funzionari in Australia pochi giorni prima che
fossi “spronato” a incontrare Mifsud a Roma”, ha scritto su Twitter.
L’ex consulente del presidente Trump ha poi aggiunto in un altro tweet l’altro “tassello” mancante: “Mark
Ryan, ex direttore dell’Australian Intelligence Agency ed ex capo dello
staff di Alexander Downer, si è incontrato con Joseph Mifsud un paio di
settimane prima che mi parlasse delle “informazioni” (su Hillary
Clinton, ndr)! Cattive notizie per l’Australia!”.
Per Papadopoulos è la “prova” che i servizi di intelligence – di
Regno Unito, Australia e forse anche Italia – hanno cospirato contro
Trump. Il cerchio che si chiude, in attesa di capire qual' è stato il
ruolo dell’Italia. Ma perché è così importante l’Australia? Secondo la
ricostruzione ufficiale, il docente maltese affermò in un incontro
dell’aprile 2016 a Papadopoulos, consigliere della campagna di Trump, di
aver appreso che il governo russo possedeva “materiale compromettente” (dirt)
su Hillary Clinton “in forma di e-mail”. A quel punto l’ex consulente
del presidente avrebbe ripetuto tali informazioni all’alto Commissario
australiano a Londra, Alexander Downer, che a sua volta
riferì tutto alle autorità americane. Da qui, il 31 luglio 2016,
partirono le indagini dell’Fbi sui presunti collegamenti fra Trump e la
Russia, accuse che in seguito si sono dimostrate inconsistenti. E ora
Trump vuole la sua vendetta. (clicca sull'immagine qui sotto per continuare a leggere)
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