L’altra “troika” che può mettere al sicuro dai rischi del Mes
Nelle ultime settimane l’Unione Europea si è
avvitata su sè stessa e si è incamminata verso una delle più gravi crisi
della sua storia a causa delle divisioni interne legate alla risposta all’emergenza coronavirus. Christine Lagarde ha
pasticciato alla guida della Bce, prima di porre in campo uno stimolo
monetario che dovrà necessariamente saldarsi alla politica fiscale;
la Commissione di Ursula von der Leyen ha
lasciato spazi di autonomi agli Stati nazionali sulle politiche di
bilancio ma appare, sulle reazioni politiche comuni, eccessivamente
appiattita sulle posizioni della Germaniadi Angela Merkel. Berlino fa quadrato con i super-falchi del rigore attorno al rifiuto dell’emissione di titoli collettivi anti-crisi per l’Eurozona (Eurobond), e la rigorista per eccellenza, l’Olanda, chiede addirittura per i Paesi in crisi l’attivazione del Meccanismo europeo di stabilità.
L’attivazione del Mes non aiuterebbe concretamente alla risoluzione
della crisi ma impegnerebbe politicamente i Paesi di riferimento per il
fondo salva-Stati, tra cui probabilmente l’Italia, a mettere in campo
dopo la crisi pesanti pacchetti di misure di austerità come
condizionalità. Per Roma e gli altri Paesi del blocco “mediterraneo” che
si è saldato con Francia e
Spagna andrebbe molto meglio, come alternativa, puntare su istituzioni
europee più rivolte alla crescita. Strutture economiche molto spesso
sottovalutate ma capaci di giocare un ruolo nella risposta agli eccessi dei rigoristi.
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