Armando Rossi è figlio dei gestori di Jack’s Scampi,Mariano Venturini di una gioielliera
Due figli dell’Alassio bene, senza problemi economici, che avrebbero scoperto il «gioco» di importare cocaina dal Sud America solo negli ultimi mesi, con un guadagno illecito che potrebbe sfiorare il milione di euro. Adesso, quel gioco criminale rischia di costare ai trentaduenni Luis Armando Rossi e Mariano Rodriguez Venturini fino a venti anni di carcere, la pena massima prevista per il reato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Dopo l’interrogatorio di martedì, in cui entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il giudice per le indagini preliminari Barbara Romano dovrebbe pronunciarsi nelle prossime ore sulla convalida degli arresti, compiuti dai carabinieri del nucleo operativo alassino agli ordini del maggiore Samuele Sighinolfi.
Rossi, difeso dall’avvocato Alessandro Chirivì, e Venturini, assistito dal legale Carlo Fossati, sono molto conosciuti nella città del Muretto. Il primo, di origine dominicana, lavora come cameriere nel ristorante Jack’s Scampi di piazza Partigiani, gestito dai genitori, ed è un frequentatore abituale dei locali notturni rivieraschi.
Rossi, difeso dall’avvocato Alessandro Chirivì, e Venturini, assistito dal legale Carlo Fossati, sono molto conosciuti nella città del Muretto. Il primo, di origine dominicana, lavora come cameriere nel ristorante Jack’s Scampi di piazza Partigiani, gestito dai genitori, ed è un frequentatore abituale dei locali notturni rivieraschi.
Gli avventori delle discoteche ponentine lo hanno conosciuto per il carattere allegro e per la propensione a circondarsi di belle ragazze. In pochi avrebbero sospettato una seconda vita da trafficante di droga, in grado di ideare ed introdurre in Italia cocaina allo stato puro con un sistema di trattamento allo stato liquido quasi sconosciuto alle stesse forze dell’ordine. Adesso gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro, stanno cercando di capire se quella rete di contatti, maturata negli ambienti della movida, abbia aiutato il ristoratore a vendere lo stupefacente oppure se il presunto spacciatore si sia appoggiato ad una rete di corrieri per piazzare la polvere bianca.
Venturini è nato dal matrimonio tra il padre italiano e la madre colombiana, proprietaria di una gioielleria di via Dante. Le case di famigliain Sudamerica si sarebbero trasformate in basi d’appoggio. Nelle ville colombiane i due i avrebbero diluito la cocaina e inserita nei cioccolatini e nelle caramelle, prima di rimetterle nelle confezioni e spedirle ad Alassio tramite un corriere postale. I due trentaduenni hanno avuto la «sfortuna» di essere nel pieno dell’attività proprio nel momento in cui il fallito attentato terroristico sul volo tra Amsterdam e Detroit ha messo sotto accusa i sistemi di controllo per passeggeri e pacchi in viaggio nei cieli. Dopo la bomba inesplosa la sera di Natale, le autorità inglesi hanno intensificato i controlli sulle merci trasportate dagli aerei.
Ma invece dei possibili ordigni, gli scanner per il riconoscimento dei liquidi nello scalo londinese di Gatwick hanno individuato il carico di cocaina diretto nel vecchio continente. Subito dopo l’arresto, le posizioni dei due complici si sono subito separate. Uno ha negato qualsiasi addebito e si è professato innocente. L’altro avrebbe ammesso qualche responsabilità, attribuendo una parte delle colpe anche all’amico finito dietro le sbarre. Solo nelle prossime settimane sarà chiaro se i due indagati manterranno questa linea difensiva o se muteranno la loro posizione davanti al giudice. Nel frattempo, i carabinieri di Alassio e del Raggruppamento operativo speciale (Ros) continuano gli accertamenti per ricostruire nei dettagli l’attività della coppia. Restano molti dubbi sull’effettiva capacità dei due incensurati di allestire autonomamente un traffico così complesso e lucroso. Secondo le prime indagini, Rossi e Venturini potrebbero avere importato complessivamente quasi un chilo di cocaina. E agli occhi degli investigatori appare difficile che siano riusciti ad organizzarsi senza l’aiuto di complici in Colombia ed in Italia.
Angelo Fresia
Da www.laStampa.it del 07 Gennaio 2010
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