sabato 9 gennaio 2010


 
ALCUNI ASSESSORI VORREBBERO TORNARE ALLE URNE
 
SAVONA - Da dietro la scrivania stracolma di pratiche la mole imponente di Angelo Vaccarezza si distingue appena. Il tavolone del suo ufficio di Palazzo della Provincia è sommerso da torri di carta pericolanti. Sullo sfondo, il pallone della Samp firmato che è uno dei pochi ricordi dei giorni spensierati dell’insediamento a Palazzo Nervi. Sono passati meno di sei mesi ma pare già un’eternità e soprattutto un’altra dimensione. Prima la vicenda delle cimici, poi la pioggia di avvisi di garanzia e nel frattempo una serie di udienze al Tar, hanno da tempo modificato il clima che si respira in Provincia. Gli assessori e il presidente sono al lavoro ma sempre sul chi vive, con le pendenze legali che sembrano portare via più tempo di quelle amministrative.
Del resto che il clima non sia più quello caleidoscopico dell’avvocato Chicco Garassini che riceveva il prefetto in sandali e bermuda o quello informale del medico Marco Bertolotto che prendeva ripetizioni di inglese fra una giunta e l’altra, lo si capisce fin dalla portineria. Ora per arrivare al cospetto del presidente della Provincia bisogna superare due o tre blocchi: uno in portineria al piano terra, uno al piano superiore dove una volta superate le domande di rito (Chi è?, Dove va? Ha preso un appuntamento?) si accede finalmente alla segreteria del presidente. Dopo una ragionevole attesa, dallo stanzone escono trafelati un paio di assessori (fra cui Paolo Marson), il direttore generale Araldo, il presidente del Consiglio Stefano Parodi e alla fine emerge l’omone, gentile ma un po’ provato. Infatti a Palazzo Nervi la vita amministrativa continua, malgrado i bombardamenti giudiziari che stenderebbero un elefante. Ieri mattina Vaccarezza ha partecipato a una riunione sui trasporti e preparato le pratiche per la giunta di lunedì ma fatalmente in Provincia si parla anche e soprattutto delle scadenze della prossima settimana: martedì la pronuncia del Tar, due giorni dopo l’interrogatorio in Procura (il presidente ancora non ha nominato un avvocato) e infine la decisione sul Comune di Loano. Per evitare il logorìo infinito, qualche assessore preferirebbe tornare subito alle urne e porre termine alle vertenze.

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