giovedì 11 marzo 2010

Pietra: Marcenaro "su S.Corona possiamo vincere ancora"

 L'arco d'ingresso dell'ospedale santa corona

“Su Santa Corona abbiamo perso una battaglia, 
ma possiamo vincere la guerra”.

Matteo Marcenaro, candidato al seggio di Consigliere Regionale nelle “Liste Civiche per Biasotti Presidente”, interviene sulla questione della de-aziendalizzazione del nosocomio di Pietra Ligure.

“Insieme a tanti altri, dai membri del Comitato per la Tutela della Salute ai rappresentanti sindacali ai semplici cittadini, ho lottato duramente perché Santa Corona non venisse de-aziendalizzato. Purtroppo non siamo riusciti ad avere ciò che chiedevamo. Tuttavia continueremo a lavorare per ottenere che l’ospedale di Pietra torni ad essere un’azienda. Io e altri miei colleghi abbiamo portato il problema all’attenzione del Presidente Biasotti e, presentando documenti e testimonianze di lavoratori e cittadini, siamo riusciti a persuaderlo a inserire questo importante problema nel proprio programma elettorale. Il fatto che un candidato alla presidenza della Regione come Biasotti abbia tanto a cuore questa situazione è un fatto di estrema rilevanza e, qualora dovessimo avere la fiducia dei cittadini, può permetterci di vincere la guerra che stiamo combattendo ormai da qualche anno”.
Matteo Marcenaro è uno dei più strenui difensori dell’indipendenza del S. Corona.
“In Regione sono stato l’unico Consigliere savonese a schierarsi contro il progetto fin dall’inizio, fin dalla prima proposta di riordino presentata dai Consiglieri di maggioranza, datata ormai 13 novembre 2006. Per fortuna, nel corso del tempo altri colleghi savonesi sono entrati in Consiglio e mi hanno dato manforte nella battaglia. Purtroppo non abbiamo ottenuto i risultati sperati. Ma, come ho già detto, continueremo a lottare. Quello che importa, ora come ora, è soltanto che Santa Corona torni ad essere azienda ospedaliera. Personalmente, mi importa relativamente chi sarà a farlo dal seggio più alto del Consiglio Regionale”.
Lei è stato anche l’unico esponente politico a contribuire economicamente di tasca propria per il Ricorso al TAR presentato dal Comitato.
“Perché si tratta di una lotta in cui credo, come politico e come cittadino. Mi è sembrata una cosa dovuta”.

Cosa non la convince del progetto attuato dalla Giunta Burlando?
“Intanto c’è parecchia confusione. Inizialmente, qualcuno aveva presentato in Regione una proposta che prevedeva, per la provincia di Savona, la creazione di due ASL. Poi, nel giro di pochi giorni, la proposta è stata completamente stravolta e si è deciso di creare un’unica grande ASL che comprendesse anche Santa Corona. Oltre a questo, c’è parecchia ipocrisia. Faccio alcuni esempi. Nel piano di riordino si progettava di portare a Santa Corona il Reparto di Ematologia. Questo doveva avvenire per il 30 giugno 2009: lo so bene perché sono stato uno dei firmatari della proposta che indicava quella data. Bene, siamo quasi a metà marzo 2010 e ancora il reparto non si è visto. Anzi, non se ne parla neanche. Altro esempio: sempre nel piano di riordino si progettava di creare due punti nascita, uno a Pietra Ligure e uno ad Albenga. Quello di Santa Corona esiste, ma soltanto perché esisteva già prima; quello di Albenga, invece, non sarà quasi certamente realizzato, visto che molti considerano la cosa impraticabile. Ancora: nel piano si progettava di creare due reparti di rianimazione, uno a Santa Corona e uno ad Albenga. Quello di Santa Corona esiste, ma soltanto perché anche questo esisteva già prima; quello di Albenga c’è, esiste, ma è chiuso nei week-end”.

Tuttavia il progetto mirava anche e soprattutto a limitare i costi.
“E’ vero. Ma anche in questo caso le cose non sono andate come previsto. A dirlo non sono solo io. Come qualcuno ha già evidenziato, anche Roberto Murgia, Direttore Generale della Regione Liguria, afferma che ‘il riordino non ha portato i risultati preventivati’. Anzi, per il 2010 sono previsti ben 70 milioni di euro di deficit. Oggi molti ci dicono che la situazione è migliorata, che il buco lasciato dalla precedente Amministrazione Regionale è stato sanato. Tuttavia qualche anno fa l’attuale Amministrazione ha fatto una manovra da 110 milioni di euro. Milioni che sono stati rastrellati non tassando le attività ‘privilegiate’ o più ricche, per esempio, ma andando a pescare dalle tasche dei cittadini. Se, così come abbiamo detto, ci sarà un deficit di altri 70 milioni di euro allora vuol dire che c’è qualcosa che non torna. E il problema, allora, non è tanto chi sarà ad amministrare da aprile in poi, ma chi ha amministrato finora. Dal mio punto di vista, persone che non meritano la riconferma. Ma questo è un altro discorso. Per tornare al punto iniziale: non solo le strutture non sono state migliorate come promesso, ma i costi sono anche aumentati”.
E i servizi?
“Non sono migliorati neanche quelli. Parliamo di liste d’attesa: da più parti si raccomanda spesso di fare prevenzione, perché la prevenzione permette di curarsi prima e meglio. Se però le liste d’attesa per i servizi più elementari si allungano così come si sono allungate in Liguria e in provincia di Savona, fare prevenzione come si deve e come si dovrebbe diventa un’utopia. Sono molto bravo con i numeri, perciò farò un altro esempio utilizzando alcune cifre. Il piano di riordino doveva limitare le ‘fughe’ dalla Liguria, ossia l’allontanamento di tutti quei cittadini e pazienti che decidono di farsi curare fuori regione. Quando un cittadino va a farsi curare fuori dalla regione di residenza, l’assistenza sanitaria della regione di residenza deve versare all’assistenza sanitaria della regione che ha prestato la cura una sorta di rimborso per la prestazione erogata. Prima del riordino, la Liguria doveva alle altre regioni 18 milioni di euro. Dopo il riordino, questa cifra è andata pian piano aumentando, fino a toccare i 40 milioni di euro. Non mi sembra un gran risparmio”.
La situazione pare catastrofica.
“Purtroppo la provincia di Savona è considerata una terra di serie B. E non soltanto dal punto di vista sanitario. Gli imprenditori locali vengono trattati come fossero persone preoccupate soltanto dei loro interessi. Le infrastrutture sono sacrificate alle posizioni ideologiche di alcuni di quelli che siedono sui banchi del parlamento regionale. Vengono fatte ‘leggi manifesto’ che tutelano soltanto certi soggetti e non mirano all’interesse collettivo delle persone”.

Quali sono le soluzioni, secondo lei?
“Parlando di sanità in senso più ampio, l’unica scelta, almeno inizialmente, sarà aumentare le tasse. Nella speranza, stavolta davvero, di riempire questo buco di cui si continua a parlare. Per quello che riguarda il Santa Corona, invece, credo si dovrà fare qualche sacrificio immobiliare. Per i prossimi anni sull’ospedale non sono previsti investimenti. Per mantenere l’attuale livello di eccellenza l’unica strada è cambiare. L’ospedale, come si sa, è molto vecchio, sia nelle strutture che nella concezione. Per farlo sopravvivere e per mantenerlo nel decoro occorre modernizzarlo, anche a costo di fare qualche sacrificio strutturale, come dicevo. Per quello che riguarda il suo status, invece, mi pare che il mio punto di vista sia chiaro: Santa Corona deve tornare ad essere Azienda Ospedaliera. Magari in sinergia con l’ospedale di Albenga, ma comunque deve tornare ad essere Azienda Ospedaliera. Ne va della cosa più importante: la salute dei savonesi”.
l.b.

Da www.Savonanews.it  del 11 Marzo 2010

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