SANREMO, LA GRANDE RAZZIA AL COMUNE
Alla luce 20 anni di sprechi e ruberie
Indaga la Procura
SANREMO - Novanta mezzi del municipio sono scomparsi. Spariti, volatilizzati. Non si sa dove siano finiti, né in quali mani. C’è una certezza: il Comune continua a pagare, ogni anno, bollo e assicurazione.
Ma quel piccolo tesoro motorizzato fatto di camioncini, auto, moto e furgoni è svanito nel nulla. C’è anche una seconda certezza: dovunque quei mezzi si trovino, sicuramente non “lavorano” per la collettività. Che intanto, però, paga. E magari le sorprese finissero qui. Tra sprechi e ruberie belle e buone, i consiglieri comunali che hanno messo su un pool per spulciare le pieghe del bilancio si sono imbattuti in sorprese di ogni genere.
Ora il dossier è finito in procura: ai pm è arrivato un esposto che fa il conto “storico” degli ammanchi. E nemmeno è questione di partito o di maggioranza politica, perché le stime presentate ai magistrati dicono che questa “sprecopoli” va avanti da una ventina d’anni, in cui si sono succedute amministrazioni di colore diverso.
E per ognuno di questi vent’anni il danno oscilla fra i tre e i cinque milioni di euro.
Il caso di Sanremo diventa emblematico della superficialità, che a volte sfocia nella connivenza, con cui sono state controllate le spese nelle pubbliche amministrazioni. E dà una risposta al dubbio di tanti: com’è possibile che un Comune che può godere anche del sostegno dei soldi del Casinò si trovi in acque così cattive?
Com'è possibile che la “ricca” Sanremo abbia sforato il patto di stabilità e sia costretta a chiudere i rubinetti degli investimenti? La storia dei mezzi fantasma è la più clamorosa di questo dossier, passato, nella segretezza più assoluta, dagli amministratori della giunta guidata da Maurizio Zoccarato alla Procura della Repubblica. E cela già una piccola aneddotica. Dall’auto tranquillamente parcheggiata in un box privato, dopo averne celato le insegne comunali, alla Vespa guidata da un ragazzino. Dopo che, anche in questo caso, sono stati staccati gli adesivi che ne indicavano l’appartenenza al parco mezzi comunale. Questi sono racconti che si rincorrono, man mano che le brutte scoperte emerse dall’opera di verifica vengono alle orecchie dei più informati .
ALLARME CONSUMI
L’accertamento nasce dal dissesto dei conti pubblici.
Nel dossier anche le forniture di gasolio
Ma il caso dei mezzi svaniti e solo la punta dell’iceberg.
Gli esempi segnalati ai pm sono moltissimi. Un autocompattatore ha percorso quattrocento chilometri, ma per fargli percorrere questo tragitto sono stati necessari milleduecento litri di gasolio. Ma consuma ancora di più un autocarro: è guasto, non si è mosso negli ultimi mesi. Ha percorso, quindi, zero chilometri. Ma per far questo è stato rifornito con 500 litri di gasolio.
Un altro autocarro, risulta dalle stime dei consumi, avrebbe viaggiato in quattro mesi nelle vie della città per diecimila chilometri. Venti volte la distanza che separa la città alla Capitale. Un ritmo indiavolato, una media sorprendente. E intanto, via altro carburante.
Anche i test eseguiti con tecniche più “scientifiche” hanno dato risultati sorprendenti. Quindici mezzi sono stati messi, in segreto, sotto controllo. In quattro mesi si sono “bevuti” diecimila litri di gasolio in più rispetto a quanto il chilometraggio comporterebbe.
ll dossier finito alla Procura non si esaurisce però qui. Il capitolo delle manutenzioni delle caldaie è, e non potrebbe essere diversamente, caldissimo. Anche in questo caso, spiega l’esposto, grazie a un sistema ben studiato di “suddivisione” dei costi, si è sempre speso in media il cinquanta per cento in più di quelle che sono le medie del mercato. Non è mistero che la città di Sanremo sia da sempre considerata una sorta di greppia miracolosa da chi lavora nei campi degli appalti pubblici e delle forniture di servizi.
Non è nemmeno mistero che la Procura, dopo l’arrivo di Roberto Cavallone, abbia messo sotto la lente d’ingrandimento una serie di opere pubbliche del passato.
Lavori i cui costi e le cui modalità di realizzazione destano più di un sospetto. Tanta generosità stona però in un periodo di vacche magre, dove anche il “salvagente” finanziario rappresentato in passato dal Casinò si è sgonfiato e la casa da gioco non è più quella slot-machine senza limiti che in passato inondava di denaro le casse comunali.
C’è ancora un episodio segnalato ai pm, del quale si era già parlato nei mesi scorsi: gli incassi del parcheggio del Palafiori.
Misteriosamente lievitati, quando da sempre erano attestati sui 450 / 500 mila euro l’anno, dopo che sono stati rivisti i sistemi di controllo.
Nel 2010, fino ad agosto, sono entrati in cassa 800mila euro ed entro la fine dell’anno sarà superato il milione.
Senza che sia cambiato il numero di auto che utilizzano la struttura. E così anche in questo caso i consiglieri del pool anti sprechi hanno fatto il conto. E spiegano che «i mancati introiti per il Comune nel passato si attestano intorno ai 500 / 600 mila euro l’anno».
Solo da un park.
In questo caso sono stati anche scoperti gli artifici attraverso i quali il denaro dei pagamenti non finiva in cassa. Per prendere, evidentemente, altre strade. Risultato finale?
In Comune si respira un’aria di grande nervosismo. L’inchiesta dei pm è già partita. E lo “scollamento” tra gli amministratori guidati da Zoccarato e i dirigenti è palpabile, con gli assessori che vanno a controllare di persona tutti i lavori e le opere pubbliche. Fidandosi ben poco dei loro uffici.
Menduni
Da www.ilSecoloxix.it del 27 Agosto 2010
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