La questura di Imperia ha avviato un’indagine interna volta a fare luce sul rilascio del porto d’armi a due familiari, anche se incensurati, di Roberto Pellegrino, arrestato lo scorso giugno nell’ambito dell’inchiesta su Bordighera
«Valuteremo quello che è successo, faremo gli accertamenti dovuti. Tutto nella massima trasparenza. Ciò che risulterà da queste verifiche, se ci saranno risvolti, verrà puntualmente riferito alla procura per stabilire eventuali sanzioni disciplinari o di carattere penale».
In particolare, ed è ciò che la verifica ordinata dai vertici di piazza Duomo dovrà accertare, si dovrà chiarire com’è stato possibile non valutare più attentamente l’opportunità di concedere alle due donne - anche se entrambe incensurate - la custodia di un vero e proprio arsenale, con tanto di fucili in uso all’esercito in grado di demolire persino costruzioni in muratura.
Tra le altre cose, qualcuno negli uffici della polizia imperiese deve anche aver apposto un timbro (o una firma di nulla osta) sul trasferimento delle armi dalla casa della famiglia Pellegrino (dove erano custodite in un primo tempo) a quella occupata dalla moglie di Barilaro.
Da www.ilSecoloxix.it del 09 Settembre 2010
Poche parole, quelle pronunciate ieri mattina dal questore vicario di Imperia, Stefano Bonagura (il questore Luigi Mauriello non era in servizio, ndr), che, di fatto, annunciano l’apertura di una “inchiesta interna” alla questura volta a fare luce sul rilascio dei due porti d’armi che hanno mandato su tutte le furie il procuratore della Repubblica di Sanremo, Cavallone, costringendolo a correre ai ripari attraverso il blitz di lunedì conclusosi con il sequestro dell’arsenale composto da quattro fucili, tre pistole semi automatiche e relative munizioni.
Il primo permesso a detenere armi da caccia e da sport riguarda la moglie di Roberto Pellegrino e il secondo la consorte di Giuseppe Barilaro, figlio di Francesco Barilaro, 63 anni, arrestato lo scorso giugno nell’ambito dell’inchiesta per tentata estorsione, minacce agli amministratori comunali di Bordighera e sfruttamento della prostituzione, che ha portato in carcere, tra gli altri, i fratelli Roberto, Maurizio e Giovanni Pellegrino. In particolare, ed è ciò che la verifica ordinata dai vertici di piazza Duomo dovrà accertare, si dovrà chiarire com’è stato possibile non valutare più attentamente l’opportunità di concedere alle due donne - anche se entrambe incensurate - la custodia di un vero e proprio arsenale, con tanto di fucili in uso all’esercito in grado di demolire persino costruzioni in muratura.
Tra le altre cose, qualcuno negli uffici della polizia imperiese deve anche aver apposto un timbro (o una firma di nulla osta) sul trasferimento delle armi dalla casa della famiglia Pellegrino (dove erano custodite in un primo tempo) a quella occupata dalla moglie di Barilaro.
Le due abitazioni si trovano praticamente una sopra l’altra.
Sotto accusa, dunque, ci sarebbero le modalità di rilascio dei porti d’arma e il percorso burocratico che ha caratterizzato la documentazione. La normativa denuncia più di una lacuna, ma sul punto è molto chiara: prima di concedere il permesso devono essere effettuati rigorosi accertamenti preventivi da parte degli uomini addetti al rilascio delle autorizzazioni sulla custodia di fucili, pistole e munizioni.
In altre parole, non è sufficiente che a carico del richiedente non risultino condanne o carichi pendenti, come nel caso delle due donne, entrambe incensurate. L’indagine interna avviata dalla questura dovrà accertare se queste prescrizioni siano state osservate. «Ma l’esito del controllo - fanno sapere a piazza Duomo - non sarà certo comunicato ai giornali, ma solo ed esclusivamente alla procura della Repubblica».Da www.ilSecoloxix.it del 09 Settembre 2010
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