DODICI RIUNIONI CON BANKITALIA E
NUMEROSI INCONTRI CON L’OCSE
L’ENTE CERTIFICATORE
NUMEROSI INCONTRI CON L’OCSE
L’ENTE CERTIFICATORE
«Basta misteri», è la parola d’ordine in Vaticano
Ma la richiesta di accesso nella “white list” non è ancora partita
LA DOCUMENTAZIONE necessaria per far aderire lo Ior, la banca vaticana, alla normativa anti-riciclaggio e aniti-terrorismo internazionale, è stata approntata nei giorni scorsi ed è già nella valigia diplomatica diretta alla nunziatura di Parigi; il tutto è avvenuto con l’approvazione del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone.
D’altrocanto la volontà del Papa è quella di procedere senza incertezze sulla strada della massima trasparenza. Dunque, secondo quanto apprende il Secolo XIX da fonti vaticane, la strada per la svolta è aperta: lo Ior cesserebbe in tempi rapidi di essere lo scrigno dei misteri finanziari ed economici intorno al quale notizie vere, scandali e speculazioni si rincorrono da circa mezzo secolo; l’istituto si aprirebbe all’era dei mercati globali e delle regole.
La capitale francese è il crocevia di questa difficile trattativa. Proprio a Parigi infatti ha sede l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, presso la quale è ospitato anche il Segretariato del Gafi, il Gruppo di azione finanziaria, l’istituzione che contrasta il riciclaggio del denaro sporco a livello mondiale.
Sono in effetti queste due istituzioni a dover rilasciare allo Ior l’autorizzazione per entrare a far parte della cosiddetta “white list”, l’elenco dei Paesi aderenti alle normative sulla trasparenza fiscale, anti-riciclaggio e anti-terrorismo.
L’ultimo incontro fra Ocse e Ior si è svolto a Parigi il 6 luglio scorso; da parte vaticana erano presenti Ettore Gotti Tedeschi, il presidente, il direttore generale, Paolo Cipriani e monsignor Antonio Guido Filipazzi della Segreteria di Stato oltre al nunzio apostolico in Francia, monsignor Luigi Ventura.
In quanto all’obiezione fatta dalla Banca d’Italia che i negoziati sull’anti-riciclaggio non procedono speditamente, in Vaticano si fa notare che i tempi sono quelli diplomatici, mentre la questione nel suo insieme è ben presente nell’agenda di Gotti Tedeschi.
Tanto che negli ultimi 12 mesi, si sono svolti ben 12 incontri fra Ior e Banca d’Italia con l’obiettivo di chiarire tutti gli aspetti della vicenda, e ben 10 volte ai colloqui ha preso parte il presidente.
Anche l’Ocse, da parte sua, attraverso Jeffrey Owens, direttore del Centro per la politica fiscale, ha spiegato che fino ad ora il Vaticano non ha compiuto un atto ufficiale per chiedere l’ammissione al gruppo di Paesi che riconoscono la trasparenza finanziaria. «La velocità dei negoziati – ha affermato Owens dipende molto da loro.
La prima cosa da fare ha aggiunto è quella di assumere un impegno formale per aderire alle norme per lo scambio di informazioni a fini fiscali».
In ogni caso la Segreteria di Stato vaticana ha da tempo predisposto una commissione che si occupa del nodo trasparenza e l’ha affidata al cardinale Attilio Nicora che ricopre già un doppio incarico: si trova nella commissione di vigilanza dello Ior e guida l’Apsa, il dicastero che si occupa del patrimonio della Santa Sede.
In seguito, una volta risolto il negoziato internazionale, verrà istituito un secondo organismo che dovrà gestire la fase operativa dell’adeguamento dello Ior alle norme per la trasparenza. Di quest’altra commissione faranno parte, fra gli altri, lo stesso monsignor Filipazzi, il professor Giuseppe Dalla Torre e Marcello Condemi, già funzionario della Banca d’Italia esperto proprio di anti-riciclaggio.
Altro capitolo è quello però che contrappone in questi giorni lo Ior alla procura di Roma. E’noto che nei giorni scorsi la magistratura ha sequestrato, su indicazione di Bankitalia, 23 milioni di euro, 20 dei quali destinati alla JPMorgan di Francoforte.
L’accusa è appunto quella di non aver rispettato la normativa antiriciclaggio.
Gotti Tedeschi e Cipriani sono stati interrogati per 4 ore giovedì scorso, ma sembra che il faccia a faccia con i giudici non abbia risolto il problema. Oggi stesso o martedì l’avvocato Vincenzo Scardamaglia, che difende lo Ior, tornerà in Procura per vedere se da parte dei magistrati c’è l’intenzione di andare avanti con l’indagine o di archiviare.
Nel primo caso la difesa ricorrerà al Tribunale del riesame – i termini scadono il 6 ottobre – e, se sarà necessario, la battaglia giudiziaria proseguirà fino alla Cassazione. La verità è che in Vaticano temono il peggio e ricordano che operazioni analoghe erano state compiute senza che vi fosse nessun intervento da parte di via Nazionale o dei giudici.
Francesco Peloso
Da www.ilSecoloxix.it del 04 Ottobre 2010
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