Marco Melgrati consigliere interviene nuovamente in Consiglio Regionale
sul futuro degli Ospedali del ponente ligure
MELGRATI: Signor Presidente, signori Consiglieri, io
non essendo un tuttologo e non facendo parte della Commissione
Bilancio, devo dire che conosco i bilanci perché ho imparato a
conoscerli nella mia carriera amministrativa, da Assessore prima, da
Sindaco dopo, da Consigliere provinciale, e devo dire che avevo chiesto
di fare da relatore per questo provvedimento di legge perché dalla
Commissione, della quale ho l’onore di essere Vicepresidente, cioè la VI
Commissione, è stata espunta – come direbbe il Presidente Donzella –
una legge per essere trasformata in un collegato a questa finanziaria. E
quindi mi sembrava opportuno intervenire come relatore perché sarei
intervenuto come relatore sull’altro punto. Avevo anche preparato una
breve relazione.
Ma dopo gli interventi dell’assessore Rossetti
prima, che peraltro ho trovato poco tecnico e molto politico, e del
Presidente Burlando, intervento assolutamente politico anche questo, era
una relazione sul bilancio, io non ho sentito fare un numero qua
dentro, non si è sentito parlare di numeri. Si è sentito parlare di
concetti, che sono magari interessanti, ma sul bilancio ci si confronta
sui numeri.
Pertanto, ho ritenuto opportuno intervenire con una
relazione di tipo politico anch’io, poi entrando in quello che è il
meccanismo della relazione che intendevo apportare appunto a quella
parte che è la cartolarizzazione, di cui abbiamo trattato in particolare
in Commissione. Ho pensato di scriverlo, perché poi mi perdo e magari
non sto nel tempo. Io spero di farlo in meno dei sessanta minuti
concessi e credo che, avendolo scritto e leggendolo, cercherò di
rimanere molto al di sotto di questo limite.
L’Assessore nella sua
relazione è partito da un dato di fatto: i 150 milioni di disavanzo
della sanità. In campagna elettorale più di un anno e mezzo fa avevate
sbandierato il pareggio di bilancio della sanità. Il raggiungimento del
livello zero del Piano di rientro che fine ha fatto? O, come dico
sempre, avete taroccato i bilanci, o è successo qualcosa, e non si
spiega questo qualcosa.
Anche perché in quest’aula abbiamo sentito recentemente affermare da un autorevole membro di maggioranza una verità, e cioè che il Governo Berlusconi negli ultimi due anni non ha stanziato un euro di meno per la sanità in Liguria.
Questa bocca della verità della maggioranza ha provocato il panico
nella maggioranza stessa, anche perché la verità fa male. E poi si è
corsi a dire che invece diceva delle stupidaggini, che non era vero.
Però non credo che sia così. Credo che invece quello che ha detto il
Consigliere sia la verità.
E allora questo buco di bilancio è da
addebitare solamente alla vostra incapacità gestionale, alla incapacità
di gestire la sanità in maniera economica, evitando gli sprechi, sprechi
di cui avremo una dotta disquisizione da parte del mio Collega di
Gruppo – posso dire così? – Matteo Rosso, che sono sicuro vi intratterrà
per un’ora e forse più sugli sprechi della sanità in Liguria e non solo
della sanità.
E’ di ieri una nostra interrogazione, un comunicato
stampa sull’ennesimo spreco che abbiamo trovato nelle pieghe del
bilancio, nelle pieghe della Giunta e che continuiamo a vedere.
E allora degli sprechi appunto ne parlerà bene Matteo Rosso, quelli che noi vi segnaliamo puntualmente, i doppioni, i reparti inutili, il proliferare di nuovi primariati, specialmente a ridosso delle elezioni, in maniera clientelare, l’eccessivo uso della creazione e del mantenimento di strutture complesse, specialmente quelle non strettamente connesse con la medicina, cioè quelle amministrative, che in termini di personale rappresentano il 60 per cento dei numeri in tutta la sanità in Liguria.
Abbiamo
ascoltato l’assessore Rossetti parlare dell’IMU con un atteggiamento
succube e prono, quasi servile nei confronti di questo Governo tecnico.
L’Assessore ha detto che questa tassa era prevista dal Governo
Berlusconi col federalismo fiscale.
Noi siamo convinti – e lo
sareste anche voi se foste in buona fede, ma non lo siete – che quella
prevista dal Governo Berlusconi era altra cosa, era comunque
un’opportunità, non un obbligo, al servizio dei Sindaci, delle Autonomie
locali, che avrebbero potuto scegliere se applicarla e a quale prezzo e
per quale motivazione.
Questa è la differenza tra l’imposizione
centralista, che deriva da questa tassa fatta in questa manovra, e il
federalismo fiscale, che era invece l’IMU (hanno scelto lo stesso nome)
della manovra prevista dal Governo Berlusconi. E le stesse cose che vi
dico io le ho sentite ieri al TG2, non Tele Kabul. Le ho sentite su un
TG nazionale da autorevoli membri della passata maggioranza.
Nella
relazione dell’Assessore abbiamo ascoltato in maniera velata, quasi
soft, accennare ad una contrazione di risorse verso tutti gli
Assessorati.
Andando ad esaminare i capitoli di spesa, si evince che la contrazione maggiore risulta verso due Assessorati in particolare: Sport
e Turismo e Cultura. E viene spontaneo chiedersi: ma dove viviamo?
Forse in Basilicata? O viviamo in una Regione come la Liguria, a forte
vocazione turistica? Noi viviamo in Liguria, vivaddio! E quanto spediamo per il turismo? Poco o nulla. Quanto
spendiamo per promuovere all’estero la Regione turistica ligure? Poco o
nulla. Quanto spendiamo per la riqualificazione delle strutture
turistico-alberghiere in Liguria? Poco o nulla.
Poi ci
lamentiamo se andiamo in Trentino e vediamo che tutti gli alberghi sono a
quattro stelle, che tutti gli alberghi hanno la Spa, che tutti gli
alberghi hanno delle camere con arredamenti di grandissima qualità e da
noi no. Ci lamentiamo ma spendiamo poco o nulla. E questo non è una
critica a questa Giunta in particolare, è una critica che avevo fatto da
Sindaco anche alla Giunta di Centro-destra precedente, ma nel frattempo
sono passati sette anni e la situazione è peggiorata, quindi gli
interventi avrebbero dovuto essere promossi e facilitati. E per la
cultura, che è essa stessa occasione di turismo, ancorché di nicchia,
quanto spendiamo? Poco o nulla.
E allora avevamo ragione noi
quando presentammo una legge per la riduzione del numero degli Assessori
esterni da 6 a 2, primo firmatario Luigi Morgillo, che lo ha ricordato
nel suo intervento molto bene.
Noi non chiedevamo, come richiesto
da ben cinque Gruppi consiliari di maggioranza – non di minoranza, di
maggioranza, lo abbiamo letto sui giornali – l’azzeramento degli
Assessori esterni. Noi non lo abbiamo chiesto. Noi abbiamo chiesto una
riduzione da 6 a 2, contando sul fatto anche che il Presidente Burlando
ha utilizzato al massimo il numero degli Assessori previsti nel
Regolamento della Regione, cioè 12: 6 interni e 6 esterni.
Non lo
abbiamo chiesto noi questo azzeramento, lo hanno chiesto cinque Gruppi
di maggioranza. E questo azzeramento degli Assessori esterni e la
cancellazione di due Assessorati inutili, appunto quelli che citavo
prima, inutili perché? Perché, Assessore, li ha definiti Lei
inutili, con la pressoché nulla attribuzione di risorse appunto per
l’Assessorato allo Sport e a quello di Turismo e Cultura.
Non ne faccio un fatto personale con il mio amico Berlangieri, ma il suo effetto in questa Regione è pari a zero, come
sono pari a zero l’effetto e i risultati dell’Assessore allo Sport.
Quindi togliamoli questi Assessorati, non è che dobbiamo eliminarli, li
accorpiamo con altri Assessorati e diamo più importanza ad altri
Assessorati, magari.
Non chiediamo la cancellazione
dell’Assessorato all’Ambiente, che riteniamo fondamentale e importante,
come ricordato anche prima dall’amico Morgillo, ma che per voi (e non
per noi) è diventato un fatto politico: l’attacco che è stato fatto da
questa maggioranza all’Assessorato all’Ambiente nella persona
dell’Assessore all’Ambiente, è un fatto grave politico vostro, non
nostro. Questo è grave.
Noi non siamo come il consigliere Capurro,
che prima ho citato in maniera velata, che oggi cito invece in maniera
esplicita, che prima getta il sasso e poi nasconde la mano e ora cerca
terza via all’accomodamento per paura di perdere la poltrona, dopo lo
sfogo del Presidente Burlando, che si è finalmente accolto che la
maggioranza arlecchino, eterogenea uscita dal patto scellerato delle
elezioni, il famoso “Progetto Liguria” di cui vi vantate tanto, da
esportare in tutta Italia, col diavolo e l’acqua santa. L’UDC con la teoria dei due forni, che poi era quella dei due posti in Liguria,
lo sappiamo bene: uno da Assessore e uno da Presidente del Consiglio.
Non me ne voglia il Presidente, che per fortuna non c’è, c’è il
Vicepresidente a presiedere, quindi leggerà il mio intervento
successivamente, ma glielo avevo già detto ad inizio Legislatura: e
l’ultra sinistra radicale di Rifondazione Comunista e Sinistra, Ecologia
e Libertà.
Di fatto questa alleanza non sta in piedi su troppi temi, siano
la creazione di nuovi ospedali, e abbiamo visto le due facce un po’
lombrosiane, se mi permette, dei due Consiglieri sui manifesti contro
l’ospedale Galliera. Sia il Piano Casa, dove abbiamo visto delle
lacerazioni insanabili. Sia sulla caccia, e ancora ieri abbiamo
assistito a un dietro-front incredibile in questo Consiglio regionale.
La
legge del turismo, che stiamo ancora aspettando. L’assessore
Berlangieri prima delle elezioni, in un confronto con gli albergatori
della Provincia di Savona, ha detto: se vinciamo noi, in cento giorni
cambieremo la legge Ruggeri; parlo a nome del Presidente Burlando. Tanto
in campagna elettorale si può dire qualunque stupidaggine.
Oggi
sono passati più di cento giorni, ma questa legge Ruggeri rimane e non è
stata cambiata e l’Assessore – che non era ancora Assessore, era
candidato – ha detto: se in cento giorni (glielo ricordo, glielo
ricorderò sempre) non approviamo la modifica a questa legge io vengo qua
e voi mi sputerete in faccia. Gliel’ho detto, Assessore, ci sono le
registrazioni, sono pronti con la saliva gli albergatori della Provincia
di Savona, se lo ricordi!
Perché stiamo aspettando
questa legge? Perché è un’altra cosa su cui non riusciamo a metterci
d’accordo, non riuscite a mettervi d’accordo sulla modifica della
famigerata legge Ruggeri, uno dei più grossi fallimenti della passata
Amministrazione Burlando, smentita da sentenze al TAR che rischiano di
ripetersi come chicchi d’uva in grandi grappoli, facendo cadere il
castello di carta artificiosamente costruito da questa legge.
La legge sugli ampliamenti, un’altra cosa sulla quale non riuscite a trovare come maggioranza – perché
siete troppo diversi – una quadra: è arrivata in Commissione e ora è
nell’oblio, forse da quando i Gruppi di Sinistra hanno scoperto e
compreso che era previsto un aumento del 20 per cento
indiscriminato delle superfici per immobili commerciali,
turistico-ricettivi, artigianali e industriali, senza limite superiore,
come invece avete trovato il sistema di imporre per il Piano Casa. E anche questa con un grave ritardo, soprattutto per quello che riguarda le strutture turistico-ricettive, che
sono l’industria che regge questa Regione, qualcuno se lo dimentica,
qualcuno se lo dimentica troppo spesso. La norma illegittima approvata
dalla Giunta sulla salvaguardia, che vuol dire blocco di tutte le
pratiche edilizie in zone esondate, ancorché non in zona rossa di Piano
di Bacino, che di fatto blocca la ricostruzione e la ristrutturazione di
immobili in zone, appunto, esondate.
Immaginatevi chi, colpito da
alluvione, dovesse presentare una DIA per ricostruire, a quali pastoie
burocratiche andrebbe incontro.
Nonostante questo, il Presidente
Burlando ci viene a dire che il Magra e le Cinque Terre non c’entrano
con la cementificazione. Vivaddio, finalmente qualcuno dice una parola
di verità, onestà intellettuale. Ma state attenti, perché a gridare
sempre e comunque “al lupo, al lupo”, poi qualcuno il lupo potrebbe
farlo arrivare, perché non potete sempre gridare alla cementificazione
qualunque cosa succeda.
Il Fereggiano. Il Fereggiano, che è esondato, ha creato dei lutti. Non dimentichiamoci che abbiamo chiesto le dimissioni di Burlando e della Vincenzi
dopo l’alluvione per le responsabilità oggettive della politica che ha
gestito questi territori e Genova in particolare, e non solo negli
ultimi anni; Genova è stata gestita dalla Sinistra sempre, voglio dire.
Ricordiamo ancora una volta, come abbiamo ricordato nel Consiglio
monotematico, che comunque il Presidente Burlando è il Commissario del
Fereggiano, e questo ecomostro sopra la tombinatura che adesso si vuole e
si deve demolire, perché non si è pensato di demolirlo prima? Forse si
sarebbe risparmiata qualche vittima. Noi non lo sappiamo, ma il sospetto
è forte, perché se si doveva demolire, se si deve demolire oggi si
doveva demolire anche prima, e qualcuno ha la responsabilità di questo. E
le aziende alluvionate non hanno ricevuto che spiccioli. Perché non si
cerca di erogare questi fondi? Si dice sempre che aspettiamo dal
Governo. Ma quelli che ci sono in cassa eroghiamoli, quella della
Regione eroghiamoli. A Varazze li stanno aspettando dall’anno scorso i fondi della Regione.
Il Presidente Burlando precisa che, se si fossero affrontati per tempo i
problemi – ovviamente riferendosi al Governo Berlusconi – si sarebbe
vista questa realtà magari prima. Si assuma però le sue colpe,
Presidente. Dove era Lei cinque anni fa? Dove era tre anni fa? Dove era
due anni fa? Come ha fatto il bilancio della sanità da pareggio alle
elezioni un anno e mezzo fa, andare a 150 e forse oltre, si parla di 180
milioni di euro di buco, che ci obbliga oggi a vendere i gioielli di
famiglia.
Quando il Governo Berlusconi aumentò l’Iva di un punto siete insorti, la Sinistra è insorta al grido “dimissioni!”,
una delle poche parole del vocabolario italiano che Bersani conosce,
forse l’unica. Adesso non conosce neanche più quella. Bersani oggi è
orfano del Presidente Berlusconi, capace solo di gridare questa parola
“dimissioni”, come sono orfani i vostri “agenti”, i Travaglio, i
Santoro, i Floris. Oggi questo Governo porta l’Iva al 23 per cento e si
tace, “tutto va bene, madama la marchesa”. Ma se lo avesse fatto
Berlusconi? Dove saremmo oggi? Dove sareste voi? Sareste in piazza a
manifestare.
Oggi, invece, si manifesta sommessamente per un’idea
non ancora e forse mai applicata: l’abolizione del famigerato articolo
18. Cioè sul nulla, si manifesta su un’ipotesi per nascondere la realtà,
e cioè che bisognerebbe manifestare su questa manovra che questo
Governo ha portato avanti con la vostra connivenza, con la connivenza
della Sinistra.
Con Berlusconi, tanto vituperato, lo
spread era altissimo, si diceva che la colpa dello spread era di
Berlusconi; le Borse erano in picchiata. Con Monti, professore della
Bocconi, Preside, con un grandissimo carisma nel mondo, in Europa, non è
cambiato niente: lo spread è altissimo, le Borse sono in picchiata,
oggi c’è stata una ripresina, anche ieri, ma di solito facciamo dei
bagni di sangue con le Borse, bruciamo milioni e milioni di finanza
virtuale, che poi si riflette però nelle borse di chi ha investito.
E
allora? Il PD appoggia questo Governo. Voi mi direte: anche il PDL.
Avete ragione. Premesso che da parte mia, e non solo da parte mia,
perché ho promosso, insieme al mio amico Rosso e all’amico Gianni
Plinio, un convegno che dava voce a quello che è il comune sentire della
gente: la gente – non so se si può dire, Presidente – è incazzata per questa manovra. L’ho detto, mi scusi, però ci stava.
Dicevo
che per parte mia, pur con la coerenza di rimanere e di stare in un
partito che ha dato delle direttive, ma non ho portato il cervello
all’ammasso, da parte mia dico che questa manovra, che questo Governo è
un esproprio della volontà popolare, un golpe delle banche, della
massoneria e di altri poteri forti. Questo non l’ho detto solo io, lo
dicono in tanti credo, però io lo dico qua ufficialmente, non ho paura
di dirlo.
La politica non può lasciare spazio alla tecnocrazia, sennò poi la politica perde, sennò
poi ti dicono che non servi a niente, e hanno ragione. Personalmente
sarei a chiedere le elezioni subito, però si possono chiedere in
primavera, perché ormai la manovra è stata fatta, il risanamento
dovrebbe funzionare, se nel breve ci dicono anche come fare, questi
tecnocrati bravi, che sono dei luminari, questa manovra qui l’avrei
fatta io con il mio commercialista, anzi, forse con mio figlio di undici
anni, perché a far pagare in più le tasse sono capaci tutti.
Siccome la manovra è stata fatta, adesso vogliamo vedere che cosa si inventano, cosa esce dal cilindro di questo mago del Governo per la ripresa, perché
qui non si è ancora visto niente, e allora in primavera si può andare
alle elezioni e ripristinare l’ordine democratico, cioè la delega che i
cittadini danno alla politica per fare quello che devono fare, cioè le
leggi, cioè la manovra, cioè governare questo Paese.
Noi
chiediamo coerenza politica, coerenza politica che voi non avete e non
potete avere, voi del Centro-sinistra, e sarete danneggiati nelle scelte
e dalle scelte di questo Governo più voi che noi, e in questo non sono
Cassandra, è una mia previsione: voi che avete voluto scacciare l’usurpatore, verrà il giorno che la gente dirà “a ridateci er puzzone”, parlando come il popolo romano si esprimeva.
Apprendiamo
dal Presidente con piacere dell’appuntamento di oggi, se non ho capito
male, per la firma dell’accordo sul Terzo Valico. Era ora, Presidente, e
solo a voi la responsabilità di averlo ritardato, sempre per i soliti
motivi falso ambientalisti e per correre dietro a tutti i Comitati, che
molte volte rappresentano solo loro stessi, cioè pochi invasati. Se non
ci fosse questo accordo sarebbe grave, altro che applaudire dai banchi
della maggioranza. E’ grave averlo portato fino ad oggi questo accordo,
c’è poco da applaudire, Colleghi di maggioranza. Stavo dicendo “compagni”, ma è una parola che non è nel mio DNA.
La Gronda è un altro elemento irrinunciabile: senza la Gronda e il
Terzo Valico e il raddoppio della Ferrovia di Ponente, Finale-Andora
ancora da finanziare e da mettere d’accordo i Comuni sui progetti, ve lo
ricordo, perché magari qualcuno dà tutto per scontato, non si va da
nessuna parte. La ferrovia è da completare, bisogna trovare i soldi.
Fateveli dare da questo Governo tecnico, visto che avete questa amicizia
e questa contiguità con questo Governo tecnico.
Concordiamo con
Burlando sulla difesa dei lavori dei grandi cantieri, senza subire
condizionamenti di possibili infiltrazioni camorristiche, mafiose o
malavitose; bene la centrale degli appalti; bene una maggiore attenzione
della Magistratura a questi fenomeni. Ma senza pregiudizi, falsi
allarmismi e cacce alle streghe. E l’abbiamo vista, soprattutto
nell’estremo ponente della Provincia di Imperia, questa caccia alle
streghe che poi non ha portato a nulla, per lo meno nelle connivenze tra
la politica e le organizzazioni di tipo mafioso.
Il Presidente
ha parlato di nuove occasioni di lavoro, più che altro trasferimenti e
ricollocazione. Più che appunto nuove occasioni di lavoro, si è parlato
di trasferimenti, trasferimenti di aziende da una parte all’altra,
ricollocazione di aziende.
Il trasferimento Piaggio prima di
tutti. Non è che abbiamo una nuova azienda, abbiamo un’azienda che da un
posto si è trasferita nell’altro e monetizza, tra l’altro, i terreni
facendo una grossa operazione, che io chiamo “operazione immobiliare”,
qualcuno dell’estrema Sinistra chiamerà “speculazione immobiliare”. Io
la chiamo, invece, “operazione immobiliare”, secondo me anche corretta.
Gli
Erzelli, l’unica vera opportunità, fatta con i soldi del Governo
Berlusconi… Presidente, lo ha detto Lei ieri che, prima di andare via,
il Governo Berlusconi ha fatto il versamento dei soldi. Lo ha detto Lei,
adesso si contraddice? Comunque poi mi risponderà. Lo ha detto, lo ha
detto. Università? Pazienza, sempre di quello si tratta. Stiamo parlando
di Erzelli, voglio dire. Io ho parlato di Erzelli, poi se è Università o
se è impianti produttivi, sempre e comunque produttività è, voglio
dire. Lo ha detto Lei, Presidente.
La dimostrazione – l’unico intervento è stato fatto su Genova – ancora una volta è che Genova è matrigna. Ma perché Genova è matrigna? Perché a Genova rappresenta il 60 per cento dei voti elettorali della Regione Liguria. Questo
è talmente lampante e lo vediamo in tutte le scelte della Regione, in
tutte le scelte verticistiche della Regione. Guardate un po’ se viene
privilegiata la sanità della Provincia di La Spezia, la sanità della
Provincia di Imperia, la sanità della Provincia di Savona rispetto a quella, per esempio, della Provincia di Genova. Mai, mai! Guardate le quote capitarie.
Si
è parlato della Aurelia bis. La Aurelia bis è come la favola del
“bestente”, non so se la conoscete, cioè è una cosa che si deve sempre
fare, poi qualcuno non la vuole fare, poi si interrompe, poi si rifà. Io
spero che comunque prima o poi si facciano questi tratti di Aurelia
bis. Non sono un fiore all’occhiello di questa Amministrazione, si
trascinano da vent’anni i cantieri presunti della Aurelia bis.
Siamo
però la Regione più tassata. Il Presidente ci viene a vendere che non
ha aumentato le tasse dei redditi sopra i 30.000 euro. Abbiamo ancora e
paghiamo la addizionale per la sanità, quella sanità con un buco stimato
in 150-180 milioni di euro. La paghiamo per gli anni precedenti, voglio
dire. Abbiamo le tasse della guerra di Libia, noi, che ci trasciniamo
sempre. E allora dice: sopra i 30.000 non abbiamo messo nuove tasse.
Quelli sopra i 30.000 saranno un po’ incavolati, voglio dire (scusate il
termine).
Il Presidente ha parlato di energie alternative:
biomasse, solare, fotovoltaico, eolico, occasione di sviluppo per
energie alternative che si confronta sempre, tutte le volte, con
posizioni radicali dell’ultra Sinistra di questa maggioranza.
Ieri
scopriamo, con l’accordo Tirreno Power a Savona, che la salute dei
liguri, dei savonesi in particolare, ha un prezzo. Il prezzo è 7,5
milioni per la Regione e 1 milione ciascuno per i Comuni di Vado e
Quiliano. E a Savona? Nulla. A Savona la salute dei cittadini non vale
nulla. Pensare che la centrale è sì sul territorio di Vado, ma è molto
vicina al territorio di Savona.
Il Presidente ha chiesto un
segnale della politica con la riduzione del numero dei Parlamentari.
Giusto e sacrosanto, se lo avesse fatto in Parlamento. Diamo un segnale noi con la riduzione, non con l’azzeramento come, ripeto, avete chiesto voi del numero degli Assessori. Noi abbiamo presentato questa legge per la riduzione da 6 a 2 del numero degli Assessori esterni.
La eliminazione del listino,
per esempio, che porta persone non elette, non confrontatesi con la
società civile, con gli elettori a sedere in Consiglio Regionale, a
pieno titolo, per carità, ma senza l’avallo degli elettori. E a noi, che
abbiamo fatto campagna elettorale, che siamo andati in giro a chiedere i
voti, questa cosa un po’ di fastidio dà. O la sua trasformazione, la
trasformazione del listino in quote elettorali. Andatevi a prendere i voti per le strade, con gli elettori, non questa facilità di essere inseriti in un listino e poi essere eletti, cari amici. A valere con i voti del popolo, questa è una vera ricetta anti “casta”: eletti e non nominati.
Ho
chiesto di intervenire come relatore di minoranza circa l’emendamento
alla legge regionale finanziaria sulla cartolarizzazione, e qui entro
nel vivo di quello che doveva essere il mio intervento, perché fino ad
adesso abbiamo scherzato. Anzi, c’è poco da scherzare, voglio dire, la
situazione è grave, però a me piace indugiare con la battuta
ogni tanto, un po’ come il nostro Presidente del Consiglio (non il
vostro, quello nostro).
Burlando e la sua Giunta vogliono
espropriare i territori con la vendita degli ex ospedali con la legge
che propone il cambio di destinazione d’uso in appartamenti contro il
parere dei Sindaci e degli Enti locali. Si chiama cartolarizzazione, ma
di fatto è una legge che espropria i territori con queste vendite e con
questi cambi di destinazione. C’è stata bagarre in VI Commissione sulla
proposta di legge, sulla cartolarizzazione degli immobili di proprietà
della A.S.L. per fare cassa e ripianare il debito di 180 milioni di euro
della sanità in Liguria. La maggioranza si è comunque divisa
sull’ipotesi di approvare il provvedimento in VI Commissione oppure,
come proposto dai Gruppi PDL, Lega Nord e Lista Biasotti, rinviarlo alla
II Commissione per trasformare l’emendamento alla finanziaria.
Infatti,
secondo i Gruppi di minoranza, questo provvedimento ha attinenza col
bilancio e quindi la legge finanziaria, perché implica la destinazione
dei proventi delle vendite e dell’eventuale surplus delle stesse. Di
fatto, il documento, su richiesta dei Gruppi di minoranza, era stato
ritirato dall’assessore Fusco e riproposto come emendamento dalla
consigliera Piredda, mi sembra, in II Commissione.
Questo emendamento, per quello che mi riguarda, è iniquo perché di fatto espropria i Comuni dalla potestà decisionale urbanistica. Infatti,
se anche un Comune si oppone al cambio di destinazione d’uso, viene
convocata una Conferenza di Servizi col parere predominante della
Regione; tanto vale a dire che la Regione ha già deciso di trasformare gli ex ospedali del territorio in alloggi di lusso,
perché è ciò che fa rendere di più questa cartolarizzazione, questa
monetizzazione o, come la chiamate voi, questa rivalutazione.
Viste
le posizioni degli stessi sul territorio, pensiamo all’Ospedale di
Alassio e quello di Varazze, alla realtà di Costarainera, all’Ospedale
di Santa Margherita; l’Ospedale di Santa Margherita e quello di Alassio,
che mi risultano ancora in funzione; quindi vendete la pelle dell’orso
prima di averlo ucciso.
Noi non siamo come concetto e come
filosofia contrari alla cartolarizzazione, anzi, noi siamo liberal come
concetto, quindi siamo favorevoli alla cartolarizzazione e alla
riqualificazione di immobili dismessi; ancorché ci venga il dubbio che
qualche dismissione sia stata fatta ad ARTE per poi vendere che qualche
chiusura e qualche dismissione.
Siamo assolutamente contrari
all’esproprio proposto da questa Giunta Burlando e dalla maggioranza di
Centro-sinistra in Regione della potestà dei Comuni di dare la
destinazione d’uso, con il contentino ai Comuni di un contributo fino al
10 per cento del valore. Oggi so che c’è un emendamento che dice il 10
per cento, comunque un’elemosina. Abbiamo presentato degli emendamenti.
No, non lo facciamo gratis, Presidente. La vendita di questi “gioielli
di famiglia”, acquisiti al patrimonio dell’A.S.L. con legge nazionale,
ma in precedenza quasi sempre di proprietà dei Comuni. Difatti, vorrei
ricordare che, una volta, gli ospedali erano affidati alle iniziative
comunali e solo una legge nazionale ha espropriato i Comuni e ha mandato
le proprietà alle A.S.L., non solo degli ospedali ma di tutte le
proprietà connesse, che erano frutto di lasciti di munifici donatori.
Ci troverebbe consenziente – mi troverebbe consenziente – solo se le
destinazioni d’uso fossero concordate con il Comune. Potrebbe essere
l’occasione – quando l’ho detto la Commissione, la Sinistra è saltata
sulle sedie “Melgrati ha detto una cosa di Sinistra”, “no, ho detto una
cosa di buonsenso” - per creare in questi plessi edilizia convenzionata
da affidare a cooperativa per realizzare prime case a prezzi calmierati
per i cittadini più giovani, per le nuove coppie e comunque per i
residenti dei Comuni. In un momento di crisi grave, dare la possibilità
ai cittadini di acquistare una casa a prezzi calmierati, senza
ulteriormente cementificare il territorio, potrebbe farci superare le
perplessità legate a questa operazione dalla Giunta di Centro-sinistra.
Perché
affermo questo? Perché, da Sindaco, ho proposto più di un’operazione di
edilizia convenzionata; mi è sempre stata negata replicando che si
faceva della cementificazione. Qui il cemento già, si tratta di
ristrutturarlo per dare un servizio, una casa ai cittadini residenti che
non ce l’hanno. Alla richiesta sul motivo per cui alcuni negozi di
Alassio, che facevano parte della precedente vendita, non sono ancora di
proprietà della A.S.L.; mi è stato risposto dall’Assessore che non è
stato ancora stipulato l’atto.
Quindi non è
stata fatta ancora – stiamo parlando dal 2001, credo, cioè dalla vendita
di questi negozi dell’A.S.L. ad ARTE – la rivalutazione. Io mi auguro
che la rivalutazione di questi plessi, invece, avvenga con tempi meno
biblici. Mi riferisco, in particolare, alla vendita degli ospedali di
Alassio e Varazze con le relative RSA. L’interrogazione è stata fatta
mesi fa contro la chiusura delle Residenze sanitarie di lungo degenza di
Alassio e Varazze, chiedendo alla Giunta quali siano le eventuali
modalità di affidamento della gestione ai privati. Le RSA di Alassio e
Varazze costituiscono un presidio e forniscono un servizio che gli
ospedali tradizionali non possono più svolgere. E’ stata indetta una
gara d’appalto per esternalizzare il servizio e affidare la gestione a
privati, con accreditamento A.S.L., per le strutture di Millesimo e
Finale, contenente una postilla per un’eventuale estensione del modello
di gestione anche a Varazze, cosa che è stata puntualmente fatta; mentre
non vi è traccia di quella di Alassio. L’intenzione da parte della
A.S.L. è quella, ovviamente, di cedere i muri delle strutture per i
cambi di destinazione. E questo sarebbe uno sfregio agli autori di
lasciti immobiliari, ai munifici donatori che hanno consentito il
mantenimento della struttura di Alassio. Nella RSA di Alassio c’è un
problema in più: nel 2001 è stata fatta la ristrutturazione
dell’ospedale, che è costata 2 miliardi di lire, 1 miliardo e mezzo è
stato messo da un munifico donatore, con l’impegno di attivare il
servizio “Asilo del Nonno”, un servizio per le famiglie gestito dalla
A.S.L. con il Comune di Alassio. E questo andrebbe a scomparire. E come
ci si comporta nei confronti di questo munifico donatore, che ha di
fatto ristrutturato l’ex Ospedale di Alassio e consentito che venisse
tenuto in vita, quindi, dal 2001 ad oggi, per dieci anni? Un bel Grazie
e via! Inoltre, il voler spostare presso l’Ospedale di Albenga la RSA
di Alassio. Se la commistione non c’è in nessun ospedale d’Italia, un
motivo ci sarà, la commistione tra acuti e RSA. Questo è un grave
precedente. L’Assessore dichiara che non ci sono soluzioni alternative.
Il Sindaco di Albenga ha dimostrato all’Assessore che vi è la
possibilità di convenzionamento con una clinica privata, così come è
stato fatto a Varazze, con dei costi inferiori da quelli della RSA
intramoenia.
Oggi, di fatto, la chiusura
dell’Ospedale di Alassio e diventerà un condominio di lusso in prima
collina. Non ci sono più i reparti di Radiologia, Dialisi e
Riabilitazione, trasferiti ad Albenga, e entro la fine dell’anno sarà
trasferita la RSA. E la chiusura sarà sancita con questo emendamento.
La
legge regionale finanziaria sulla cartolarizzazione, che sarà,
purtroppo, approvata oggi, o domani, dal Consiglio regionale, crea
queste condizioni e tutto questo nel silenzio complice del Sindaco e
dell’Amministrazione di Alassio, serva del PD regionale.
E parliamo della perdita di funzioni degli ospedali di Albenga e Cairo. Mentre la maggioranza a Genova discute e
si appresta ad approvare, nella seduta di domani, l’articolo di legge
che agevola dismissione e cambio di destinazione d’uso dei plessi di
proprietà regionale, con l’ultima parola che spetterà alla Regione;
anche in caso di parere contrario dell’Amministrazione regionale, che di
fatto dà il via libera alla trasformazione in alloggi degli ospedali di
Alassio e di Varazze, in provincia di Savona, dell’Ospedale di Santa
Margherita, dell’Ospedale di Costarainera (dove ho avuto il piacere di
essere ricoverato); Sagunto – cioè Albenga e Cairo – sta per essere espugnata.
La
preoccupazione e l’allarme dei primari albenganesi non ha trovato, per
ora, e credo non troverà, risposta nei rappresentanti della maggioranza
in Regione; anzi, dalle parole del Capogruppo del PD, nei giorni
passati, è emersa la volontà di trasformare il plesso albenganese in un
centro di eccellenza, sì, ma privato. Infatti, oltre alla Protesica, già
di fatto operativa presso l’Ospedale di Albenga, potrebbero essere
inserite altre specialità, sempre gestite dai privati, quali
l’oculistica, e si è parlato anche di Cardiochirurgia, ma quest’ultima
se la gioca il Capogruppo del PD un giorno con Santa Corona e un altro
giorno con Albenga (quella che ha sede a Villa Azzurra di Rapallo, ma
con la convenzione in scadenza, io credo però che sarà difficile). E i
servizi essenziali che fine faranno? Chiuderà la Terapia
intensiva, dopo le battaglie che abbiamo fatto per tenerla aperta 24 ore
su 24, sette giorni la settimana. Questo fatto è recente e oggi già
chiude, l’abbiamo tenuta aperta e oggi la chiudiamo, allora non dovevamo
tenerla aperta sette giorni su sette. La Medicina generale, il
Laboratorio Analisi, strutture di eccellenza, con tre persone addette,
che fa mille esami al mese; la Nefrologia, che già oggi copre anche il
servizio Dialisi di Alassio; la Chirurgia laparoscopica avanzata, altro
reparto di eccellenza con attrezzature specialistiche, sala operatoria
attrezzata, che cura e opera tumori del colon ed ernie iatali; si può
pensare di trasferirlo così, senza perdita di livello? E il reparto di
Riabilitazione, già chiuso ad Alassio e spostato ad Albenga, la
Radiologia e soprattutto il Pronto Soccorso? Pronto Soccorso che ad
Albenga ha numeri importantissimi: 32.000 accessi all’anno contro i
49.000 di Santa Corona; ma se togliamo i ricoveri per il Pronto Soccorso
traumatologico, ginecologico e pediatrico, Santa Corona ha solo 2.000
accessi in più per il Pronto Soccorso.
E come
farebbe soprattutto Santa Corona a smaltire una siffatta mole di accessi
per tutto il comprensorio pietrese e albenganese in caso di chiusura
del Pronto Soccorso di Albenga? Già oggi i tempi di attesa sono
biblici. Basta andare una sera, a me è capitato di accompagnare mio
papà, che per fortuna non aveva niente di grave, al Pronto Soccorso di
Pietra Ligure e trovare una coda di ore e ore.
E che dire del
reparto di Ortopedia, di cui è già stata annunciata la chiusura, con i
medici e il personale paramedico abbandonati a loro stessi, che non
sanno quale sarà il loro futuro? Reparto che svolgeva e svolge 800
interventi l’anno, di cui 350 di Traumatologia, che andranno a ricadere
completamente su Pietra Ligure, che sarà, quindi, a tappo.
E
il protocollo firmato dai medici della A.S.L., che impone il rispetto
dei tempi di massimo 24-48 ore per operare un femore rotto, sarà
possibile rispettarlo con l’Ortopedia solo a Santa Corona? Io credo di
no.
E lo spostamento della RSA di Alassio e di Albenga,
unico caso in Liguria di ospedale per acuti che ospita una RSA per lungo
degenza, ma per quanto ancora, al di là della incongruenza?
Sembra
proprio che si respiri un’aria di smobilitazione in attesa di affidare
ai privati tutto il plesso e far diventare l’Ospedale di Albenga, dove
ora ci sono delle eccellenze, una clinichetta qualunque. Forse perché è stato un ospedale voluto dal Centro-destra (Dio non voglia), inoltre perché
il contributo regionale sarà ridotto, il prossimo anno, di 1 milione di
euro in provincia di Imperia e di 20 milioni di euro in provincia di
Savona, perché? Quando dalla A.S.L. n. 1 provengono già oggi, con dati
del gennaio-ottobre, 332 operati ad Albenga e 1.992 operati a Santa
Corona, esclusi i PAC, che porta il numero di operati provenienti dalla
provincia di Imperia a 2.500. E la chiusura della day surgery? E intanto
i pazienti fuggono a farsi operare in altre regioni con un aggravio dei
costi per la sanità ligure. E’ questo il vero problema, lo ha detto prima molto bene il mio collega, il consigliere Morgillo. E mentre scopriamo che il 60 per cento del personale della A.S.L. appartiene all’area amministrativa, Neirotti, il megadirettore savonese, fa
battute e dice che per lui sarebbe utile un ospedale unico in provincia
di Savona, a Spotorno o a Vado, magari. Direttore, non si scherza con
la salute dei cittadini!
L’Ospedale di Albenga come quello di Cairo sono una risorsa irrinunciabile per tutto il territorio. Scenderemo in piazza, se necessario. Ma scenderà la gente, Presidente, con i forconi, se toglierete i Pronto Soccorsi di Alassio e di Cairo Montenotte. Con i forconi ve li troverete qui fuori, altro che con le fasce da sindaco! Giù le mani, Giunta di Sinistra, dai Pronto Soccorsi di Albenga e di Cairo Montenotte! Giù le mani, compagno Presidente!
Questa sera, sarò ad Albenga, a un incontro pubblico, a confrontarmi
con la gente, e ho invitato anche il Presidente della Commissione Sanità
Quaini perché senta con le sue orecchie quello che lui sa già e che ben
conosce, cioè l’esasperazione della gente su questi tagli che
sono fatti in maniera casuale, oserei dire. Il Piano sanitario
provinciale prevede per Albenga la perdita di Chirurgia, appunto del
servizio sette giorni su sette, di Rianimazione e Ortopedia, il
declassamento del Pronto Soccorso, appunto il Primo Intervento.
Si dice che questi reparti siano doppioni del Santa Corona, tacendo il fatto che a Santa Corona le liste d’attesa, come ricordavo prima, sono già intasate. Le
operazioni vengono svolte ad Albenga con grande professionalità e
soddisfazione degli utenti e ne alleviano il lavoro e danno risposta ai
cittadini e al comprensorio. Quindi mi aspetto una mobilitazione, come
ho chiesto, di tutti i sindaci del comprensorio albenganese, emulazione
di quanto già fatto dai colleghi della Val Bormida, con in più il
supporto – mi dicono – di 21 mila firme, io avevo scritto 18 mila
l’altro, ma sarebbero 21 mila firme.
Presidente, se ci sono 21 mila persone che hanno firmato per mantenere i servizi minimi negli ospedali del Savonese, ci sarà un perché, soprattutto nel comprensorio albenganese.
Bene
l’emendamento sui parametri della legge 16, un emendamento bipartisan,
ma ricordiamoci – esco dall’argomento della sanità – che il problema di
questi parametri è sui progetti già avviati; quindi chiederò che, nella
rivisitazione della legge 16, si faccia una norma transitoria per
consentire ai progetti già avviati di non andare a modificare.
Voi
immaginatevi un progetto che è andato in Commissione edilizia o in
Conferenza dei Servizi, è stato approvato, è andato magari in zona di
vincolo idrogeologico, allora è stato mandato alle Comunità montane, ma
le Comunità montane hanno chiuso, quindi l’ hanno mandato alla Provincia
di competenza, la quale l’ ha trasferito ai Comuni, che a loro volta l’
hanno mandato al Comune capofila che si è incaricato di fare la
procedura per il vincolo idrogeologico. Ebbene, ci sono dei progetti che
sono in giro da due anni, con questo giro di uffici. Immaginatevi un
progetto che ha avuto l’autorizzazione della Commissione locale per il
Territorio e poi ha avuto l’approvazione della Sovrintendenza, torna
indietro, se non vi fosse questa proroga, oggi dovrebbero rifare il
progetto e riattivare tutta la procedura, anni e anni. E allora un po’
di rispetto anche per gli imprenditori, per i cittadini soprattutto e
per i professionisti.
Vado a concludere. Il Presidente è stato
bravo, il Presidente è bravo, non è che è stato bravo, non lo dico oggi,
non dico una cosa nuova, nella sua relazione. Con quel suo tono
fintamente dimesso, un po’ understatement, ci ha propinato anche un
siparietto da libro “Cuore”, con la citazione in dialetto del padre
sulla sanità. Un bel siparietto, anche simpatico! La realtà,
però, è un’altra Presidente: mai in questa legislatura, questa
maggioranza è stata così in crisi, a un passo dalla rottura,
dal break point, dal punto di non ritorno, con il conflitto che nasce a
Roma – sappiamo bene – dove l’I.D.V. rincorre le posizioni populistiche
della Lega Nord per biechi scopi elettoralistici.
D’altronde, noi
al Centro-destra abbiamo la Lega e al Centro-sinistra avete l’I.D.V. E’
così, fa parte del gioco. Però la realtà è questa. E il PD, con l’ultra Sinistra, a fare da pretoriani al Presidente, schegge
impazzite ogni tanto di una maggioranza che non può, per sua natura,
avere la stessa filosofia, lo stesso credo, le stesse radici, come può?
Anzi, con la tradizione del Partito Popolare europeo, con don Sturzo e
De Gasperi, da una parte, e il radicalismo bolscevico e oltranzista,
finto ambientalista, di Rifondazione, dei figliocci del ribelle di
Sinistra, Vendola. Come direbbe Di Pietro: “che ci azzecca?”.
E
questo è il risultato, Presidente. Questa crisi della Sua maggioranza
che mai come in questi giorni è stata grave. Si è arrivati a un passo
dalla rottura. Ma oggi, come scriveva il divino Dante facendo dire al
conte Ugolino “più che l’amor poté il digiuno”, e allora tutto sarà come prima, o quasi !
Marco Melgrati
Consigliere regionale Gruppo PdL
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