venerdì 5 marzo 2010

SANREMO - Arrestato il Boss delle False Griffe

 

Quando la polizia ha suonato alla sua porta, 

pochi minuti prima delle sette, pare 

non abbia neppure chiesto

“chi è?”

Forse se l’aspettava. Erano giorni che negli ambienti sanremesi delle false griffes giravano voci di un imminente blitz anti-contraffazione. Uno dei tanti, si sarà detto Antonio Alberino, unanimemente considerato il re del settore, l’uomo che - incontrastato - detiene e controlla il monopolio

Ma a giudicare dall’espressione del suo volto, il “boss” non immaginava che quel fascicoletto di una decina pagine intestato “Tribunale di Sanremo Ufficio del giudice per le indagini preliminari”, oltre a un mandato di perquisizione contenesse anche un ordine di custodia cautelare in carcere.

Un’ora più tardi, dopo aver sistemato in una borsa lo stretto necessario, Alberino è salito a bordo di una macchina civetta della polizia postale con destinazione Armea, sezione isolamento. Tre celle più in là, il secondo arrestato: Salvatore Esposito, titolare di un negozio di pelletteria in piazza Eroi Sanremesi. Per entrambi le accuse sono di ricettazione, detenzione e vendita di marchi contraffatti. 
A chiedere le misure è stato il procuratore della Repubblica Roberto Cavallone, dopo aver portato a sintesi la monumentale documentazione probatoria raccolta dagli uomini della polizia postale di Imperia, nell’ambito di un’inchiesta che si incrocia con quella sui furti al Casinò. Quasi due anni di indagini, buona parte dei quali trascorsi ad ascoltare telefonate. Quelle effettuate da Alberino per prendere accordi con i fornitori, trattare prezzi e condizioni, ordinare la merce, stabilire tempi e percorsi delle consegne. 
E per avvisare i migliori clienti che le nuove Louis Vuitton sono arrivate, sono perfette e che neppure un ispettore della maison francese sarebbe in grado di metterne in discussione l’autenticità. E che si trattasse di materiale di gran pregio, ancorchè contraffatto, se n’erano fatti un’idea anche i poliziotti che un anno fa fermarono alle porte di Sanremo il camion di un corriere carico di borse destinate sia pure indirettamente ad Alberino. Roba di prima scelta, con un altissimo valore di mercato. Una fuga di notizie e l’operazione finì sui giornali, con comprensibile disappunto dei vertici della questura. Indagine bruciata?
Evidentemente no, se si considera che alla fine l’obiettivo è stato centrato. Anche se - va detto - del blitz di ieri si sono appresi solo i risultati principali. L’inchiesta è infatti coperta dal massimo riserbo e qualche particolare in più sarà reso noto solo questa mattina.  
Non è trapelato nulla sull’entità dei sequestri, sull’esito delle perquisizioni che hanno interessato non solo le abitazioni di Alberino ed Esposito, ma anche di diversi magazzini. Nè si ha notizia del numero degli indagati a piede libero. Certo è che anche in questo caso il procuratore Cavallone è andato oltre le apparenze, colpendo chi muove i fili della contraffazione, e non gli ultimi disgraziati della filiera, i senegalesi, cui viene affidata la vendita al dettaglio.

Nessun commento:

Posta un commento