martedì 15 dicembre 2009

ITALIA : Berlusconi rimane in ospedale, Tartaglia gli scrive e si scusa



Il volto fasciato e dolorante, Silvio Berlusconi si è rassegnato solo dopo le insistenze dei medici a restare ancora in ospedale. Quasi impossibile, però, convincerlo a una tranquilla degenza: ieri, nelle stanze al settimo piano dell’ospedale San Raffaele di Milano, c’è stato un susseguirsi di visite, ma in mattinata e nel secondo pomeriggio, perché nelle ore dopo pranzo il premier ha dormito.
«Presidente, lei da qui non si muove - gli hanno detto irremovibili i medici dopo l’aggressione di domenica in piazza Duomo - Le conseguenze sono peggiori di quello che si pensava ieri sera, è meglio se resta sotto osservazione». La Tac ha confermato la presenza di una frattura del setto nasale, la botta del souvenir sul viso gli ha causato la rottura di due denti superiori e il sanguinamento successivo al colpo ha provocato l’abbassamento dei valori di ematocrito.
«L’intervento chirurgico è stato scongiurato - ha detto il suo medico di fiducia e primario del San Raffaele, Alberto Zangrillo - ma non si parla di dimissioni prima di 24 o 36 ore: si nutre anche molto a fatica»; parole ribadite in serata: «La situazione è tranquilla, ma l’evoluzione che c’è stata richiede un monitoraggio attento. Le fratture ossee possono avere riflessi che necessitano di essere monitorati». Ecco perché il premier «non uscirà prima di ulteriori 36 ore».
Nel frattempo, per il Cavaliere proseguono le terapie antibiotiche, antinfiammatorie e analgesiche, per lenire il dolore e tenere sotto controllo il gonfiore del viso.
«È un po’ affaticato e sofferente - ha detto il sottosegretario, Paolo Bonaiuti - sente ora le conseguenze del colpo di domenica e durante la notte ha avuto un forte mal di testa». Ci vorrebbe anche molto riposo, ma non è una medicina che il premier assume volentieri, nonostante che il colpo ricevuto sia stato forte anche dal punto di vista psicologico: «L’ho trovato umiliato, non tanto dal fatto traumatico, ma da quello che esso rappresenta: l’odio - ha raccontato don Luigi Verzè, presidente del San Raffaele - Mi ha detto: “Io voglio bene a tutti, voglio il bene di tutti, non capisco perché mi odino a questo punto”».
Ieri, la sua giornata è incominciata presto e lui ha subito chiesto la mazzetta dei giornali. Fuori dall’ospedale, alla periferia tra Milano e la sua Milano 2, in una giornata gelida e uggiosa, l’accampamento di giornalisti e televisioni, molti anche provenienti dall’estero. Uno striscione (“presidente Berlusconi, una pronta guarigione. Gli italiani veri sono con te sempre”) con una bandiera tricolore sistemato sulla recinzione esterna, gli ha dato il buongiorno.
Quindi, al settimo piano, sono arrivate le prime visite. Alle 10.30 è salito Gianfranco Fini: un incontro di una ventina di minuti particolarmente «umano» (così l’ha definito il ministro la Russa), dopo le polemiche dei giorni scorsi. Quindi è stata la volta del presidente del Senato, Renato Schifani. Alle 11.40 ha varcato l’ingresso del San Raffaele, Pierluigi Bersani, leader del Pd. Poi, dopo alcune ore di riposo durante le quali gli ha fatto compagnia la figlia Marina, nel tardo pomeriggio sono arrivati il leader della Lega Nord, Umberto Bossi - «l’ho preso in giro sul pugilato» - e i ministri Calderoli e Tremonti. Alle 19, ultime visite: Marcello Dell’Utri e il portavoce Bonaiuti.

Da www.ilSecoloxix.it  del 15 Dicembre 2009

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