venerdì 29 ottobre 2010

Alassio - Spiagge comunali, l’ombra delle tangenti

SVOLTA NELL’INCHIESTA: 
CACCIA A UN MILIONE E MEZZO MAI VERSATO 
NELLE CASSE DEL MUNICIPIO
Alassio, la Procura ipotizza buste a funzionari e amministratori 
per avere la gestione dei bagni attrezzati
ALASSIO.Tangenti. Avanza l’ipotesi tangenti nelle indagini sulla gestione delle spiagge di Alassio. Più che un sospetto.
È di un milione e mezzo di euro infatti la stima fatta dalla Procura sul volume d’affari generato in una stagione dalle spiagge libere attrezzate date in gestione dal Comune ai privati.
Tramite assegnazione diretta, senza gara, attraverso società pubbliche. Soldi che secondo chi indaga dovevano finire nelle casse comunali e invece non ve ne è traccia. Perché?
Denari che secondo i gestori privati delle spiagge avute in concessione non dovevano essere versati nelle casse pubbliche, in base alle convenzioni (anche “sub”convenzioni sono finite negli atti sequestrati) contestate dalla Procura. La destinazione del milione e mezzo di euro stimato dalla polizia giudiziaria è al centro degli interrogatori di questi giorni. A fronte di utili troppo bassi, denunciati dai gestori delle spiagge.
Fiumi di soldi che non si sa dove siano finiti. Negli interrogatori di questi giorni in Procura l’obiettivo è capire il perchè della mancata organizzazione di una gara pubblica per aprire il mercato dei gestori a più persone. Intanto gli agenti della polizia giudiziaria (Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto) continuano a cercare i soldi “fantasma” frutto delle loro stime del volume d’affari. Una cifra che non corrisponde agli utili troppo bassi riscontrati nei conti dei gestori privati e della ex società pubblica Gescomare (ora ”Bagni di Mare”).
Ieri pomeriggio intanto nuova tornata di interrogatori in Procura. Dopo il vicesindaco reggente di Alassio Gianni Aicardi, sentito come persona informata sui fatti la scorsa settimana, e il vice segretario generale del Comune Demetrio Valdiserra, assistito dall’avvocato Flavio Opizzo, nei giorni scorsi, è toccato ieri all’assessore al demanio Rocco Invernizzi essere convocato nell’ufficio del procuratore capo Francantonio Granero, presente anche il pm Chiara Maria Paolucci. In qualità di indagato, assistito dall’avvocato Franco Vazio.
L’assessore, tramite il suo legale, ha fatto sapere di avvalersi della facoltà di non rispondere. Non ha voluto rispondere alle domande dei pm: «Preferiamo produrre un dettagliato memoriale che consegneremo alla Procura al più presto», ha spiegato l’avvocato. A Invernizzi i magistrati, assistiti dalla polizia giudiziaria della capitaneria di porto, hanno contestato gli abusi in atti d’ufficio in merito all’affidamento delle concessioni demaniali. A margine dell’interrogatorio è emersa la questione del milione e mezzo di euro.
Tangenti è l’ipotesi su cui gli inquirenti stanno lavorando.
Un’ipotesi di lavoro che in Procura vogliono approfondire, testimoniata dal fatto che il procuratore Granero si è opposto nei giorni scorsi al dissequestro dei soldi in contanti (circa 30 mila euro) più gli assegni, trovati arrotolati in casa di un paio di indagati, tra cui Gian Emanuele Fracchia e Giancarlo Capasso (società “AltaMarea”), tutelati dall’avvocato Franca Giannotta. È stato lo stesso procuratore insieme al pm Paolucci, a firmare nei giorni scorsi un nuovo atto di sequestro dei soldi e beni di cui il Tribunale del Riesame (giudici Giovanni Zerilli, Marco Canepa e Francesco Meloni) aveva disposto la restituzione. Ai proprietari che si erano presentati in Procura forti del provvedimento del Riesame (”carenti le motivazioni del sequestro”), è stato notificato infatti un nuovo atto di sequestro.
«Siamo rimasti stupiti, anche perchè avevamo dimostrato la provenienza dei soldi» spiega Giannotta.
Soldi destinati a pagare gli stipendi di altre società gestite dagli indagati.

Alberto Parodi
Da www.ilSecoloxix.it  del 29 Ottobre 2010

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