martedì 23 novembre 2010

ALASSIO, NUOVO MEMORIALE SULLE SOCIETÀ PUBBLICHE NEL MIRINO DELLA PROCURA

 
 
Inchiesta Sca, ora Socco scarica Calò

Il presidente: «Nella stesura dei bilanci ci siamo limitati a seguire le indicazioni dell’assessore»
 
SAVONA. Un secondo memoriale con nuove integrazioni rispetto al primo (risalente  a maggio) è stato depositato ieri in Procura da Roberto Socco, presidente Sca.  
Un memoriale dal quale potrebbe emergere un filo che unisce le inchieste dei magistrati savonesi sulla gestione “disinvolta” dal punto di vista economico in odore di evasione fiscale, ma non solo degli acquedotti della Sca (”Servizi comunali associati” di cui il Comune di Alassio detiene il 96%) e delle spiagge libere comunali del litorale alassino con Sbm (”Società Bagni di Mare).
In entrambi i filoni l’ipotesi seguita dalla polizia giudiziaria, coordinata dal procuratore Francantonio Granero, riguarda un danno causato alle casse comunali con minori introiti rispetto al dovuto, con soldi distratti e finiti in altri rivoli.
Il documento è stato depositato ieri mattinain Procura da Roberto Socco (ex An, ora Pdl), che ha ricevuto nei giorni scorsi un secondo avviso di conclusione delle indagini da parte del pm Ubaldo Pelosi a cui ha rinnovato la richiesta di essere interrogato. 
«Sulla stesura e compilazione dei nostri bilanci, da cui poi sono scaturiti esposti e le indagini della Procura, la nostra società, di proprietà del Comune, si è sempre limitata a seguire le disposizioni dell’assessore Fabrizio Calò (delega al bilancio ma anche alle società partecipate). Nonostante le osservazioni degli uffici e dei dirigenti del Comune di Alassio fossero di tenore opposto, e non tenute in considerazione».
È quanto ribadito ieri mattina da Socco nei corridoi del sesto piano di palazzo di giustizia. Dopo che mercoledì scorso Calò (indagato anche per le spiagge) aveva disposto che i 600 mila euro di credito vantato da Sca nei confronti dei comuni di Alassio (450 mila) e Laigueglia venissero messi a bilancio Sca come “passivo”.
Intanto ieri mattina nell’ufficio del procuratore Granero si è tenuto un forum di lavoro per fare il punto sull’inchiesta spiagge con la polizia giudiziaria coinvolta nelle indagini. 
E in particolare gli uomini della Capitaneria di porto. Dal loro operato è infatti scattata una indagine a più vasto raggio che ha coinvolto anche la Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate. 
Sono stati loro a contestare, in base all’articolo 45 bis del codice della navigazione e all’articolo 6 delle linee guida della Regione in materia di spiagge libere attrezzate, l’occupazione “ abusiva ” da parte dei privati, sotto l’ala della società pubblica “Bagni di Mare” del litorale alassino.
Nelle carte dell’inchiesta, e nelle contestazioni fatte agli indagati, più volte ritorna il mancato rispetto dell’articolo 45 bis del codice della navigazione.
In parole povere la gestione poteva essere data dal Comune alla società pubblica comunale “Bagni di Mare”, ma non da questa ai soci privati inglobati con la fusione ex Gescomare.
Il dato di partenza, per la Procura, è che le 14 cooperative ex Gescomare commettono occupazioni abusive, visto che il Comune la concessione l’ha data alla “Bagni di mare” e il codice della navigazione non prevede subconcessioni. E poi il canone complessivo incassato per 14 spiagge è di appena 200mila euro, in una città in cui il costo uno stabilimento balneare privato di medie dimensioni supera abbondantemente i duemilioni di euro. 

Alberto Parodi
Da www.ilSecoloxix.it  23 Novembre 2010

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